Questo blog nasce perché m'è venuta voglia di scrivere,lo faccio nel rispetto delle leggi e dei regolamenti che mi sono stati prospettati.Non ho alcuna ambizione perché non sono nessuno anzi,in termini pirandelliani, mi definisco :
UNO, NESSUNO, CENTOMILA .
Un'oasi di serenità a pochi minuti dallo splendido mare della costa ionica calabrese. Bellissimo sito ricavato in Contrada Cale, subito dopo Palizzi Marina, immerso nella natura delle montagne dei Calanchi (Montagne di argilla dura apparentemente sassi). La caratteristica sono le ville a forma di cupola, abitazioni prestigiose del villaggio Baia dei Gelsomini. Il luogo si estende in una posizione panoramica che favorisce la splendida vista sul mare. Ci siamo stati ieri, 25 luglio 2019, perché invitati dal gentilissimo "Accademico" (dell'Accademia Del tempo Libero di Reggio Calabria) Piero Morabito che li passa le sue giornate di riposo, perché ripetessimo uno spettacolo-varietà di scenette, musica e poesia, già effettuato nei locali del nostro bel sodalizio, agli amici abitanti quel luogo privato. E' giusto che dia i nomi del nostro gruppo guidato dall'eccellentissimo Enzo Schiavone con Pino Cambera, Arturo Cafarelli, Piero Morabito, Tina Mandaglio, Antonio Ielo, Maria Ielo e me medesimo Salvatore Marrari.
E' il 15 luglio 2019, Reggio Calabria, a centoquarantacinque anni dalla nascita e sessantatré dalla morte, intitola una strada al decano dei poeti dialettali reggini, Matteo Paviglianiti. Era nato in questa città il primo maggio 1874 e lo si evidenzia leggendo una copia dell'originale atto dove, però, risulta essere stato calato il sei (non esisteva ancora la legge che fa registrare le nascite alla data effettiva; contava il giorno in cui "si aveva il tempo" per recarsi agli uffici comunali d'anagrafe per fare la dovuta registrazione. Era nato da Domenico Paviglianiti e Zuccalà Antonia, nonni materni di mio padre Domenico Marrari, a sua volta figlio di Antonia Paviglianiti, sorella del poeta e mia nonna : si chiude così il cerchio delle familiarità. Don Matteo, così era conosciuto il mio prozio, nasce dunque da persone umili e resta tale sino al giorno della sua morte. Fa il barbiere di professione e scrive su qualunque foglio di carta gli capiti tra le mani, un po' a matita e un po' con le vecchie penne il cui pennino doveva essere intinto nell'inchiostro). Fu anche un politico e, nel 1914 assieme ad altre sette persone di cultura, Alfredo Tripepi, Giovanni De Maria, Francesco Romeo, Sangrì, Giovanni Crea, Bruno Surace (Presidente), Nino Spanò, fonda la Cooperativa detta "La Vittoria" che, sostanzialmente, fu il primo partito socialista della nostra Reggio, lui medesimo ne fu il cassiere. Si riunivano in una birreria della "Piazzetta", oggi Piazza Vittorio Emanuele (Piazza Italia) e li fondarono anche la prima Camera del Lavoro reggina dove si ascoltavano le necessità di operai e lavoratori. In quell'ambito "convertirono" al socialismo il nobile reggino barone Giuseppe Giovanni Mantica, fratello del più conosciuto Paolo anch'egli socialista, di via Sbarre Inferiori per cui fu denominato il "Barone Rosso". Oggi, la cooperativa, esiste ancora col nome di Associazione Culturale Guglielmo Calarco, avvocato e socialista discepolo di Matteo Paviglianiti; in questa sede, a grande testimonianza, è conservata in parete la foto dei fondatori. Ma don Matteo amò scrivere con l'esercizio del suo dialetto, quello con cui espresse in versi i suoi tormentati stati d'animo e le sue tristezze. La sua vita, pur avendola dedicata agli altri, non fu molto felice; il suo grande amore per una donna, Elena Stracuzzi, viene troncato dai genitori di lei che la costringono con la forza a sposare un altro; il terremoto del 1908 causa la perdita dell'intera famiglia di una sua sorella e l'influenza detta "la spagnola" del 1919 gli procura altri dolori con la perdita di altri familiari. La salute non lo accompagna più rendendolo cardiopatico e, comunque, continua la sua attività artigianale rendendo il salone da barbiere un salotto di cultura dove si avvicinavano giovani poeti, pittori e scrittori : Nicola Giunta, Gaetano Cingari, Giuseppe Morabito, Domenico Martino, i cugini, entrambi professori, Domenico De Stefano e Francesco De Stefano, Napoleone Vitale, Mario Lacava, i pittori Bava (gli disegnò un ritratto per il libro " 'U specchiu ra vita"), Fabon e Vito Leone (quest'ultimo lo ritrasse con un libro in mano intitolando il quadro "ritratto di un poeta") e tantissimi altri. Tanti e tanti aneddoti colorarono la sua vita che qui non sto a descrivere per questioni di spazio, ma sono disponibile a raccontarli a chiunque abbia voglia di conoscere a fondo il poeta. Infatti, visto che la città lo aveva dimenticato o, forse, nemmeno conosciuto, mi sono prodigato a fare serate e salotti culturali presentando la sua figura sensibile e umana, i suoi scritti, la sua arte poetica, le sue aspirazioni politiche; insomma, finalmente, voce sparge voce ed i suoi valori culturali sono giunti nel tavolo della nuova Commissione Toponomastica presieduta dal prof, Giuseppe Cantarella, che ha deliberato perché fosse il poeta intestatario di una strada e così, la vecchia Traversa XXIII di Sbarre Centrali e diventata Via Matteo Paviglianiti. Forse pecco d'orgoglio nel ribadire che era il mio prozio, fratello di mia nonna. Ringrazio quindi la Commissione e il Prof. Cantarella per averci fatto questo regalo, ringrazio altresì Franco Arcidiaco venuto alla cerimonia nelle veci del Sindaco, Demetrio Delfino presidente del consiglio comunale, i vigili urbani col gonfalone della città. Ma ringrazio anche tutti gli amici e parenti presenti, la presidente dell'Accademia Del Tempo Libero Silvana Velonà, che hanno voluto godere di quei pochi minuti in cui cadeva il drappo rosso che ha scoperto la targa marmorea. Dalle foto, estrapolate da immagini video, si possono notare le effettive presenze di simpatiche persone e personalità. Grazie a tutti per l'onore che ci avete dato.
Salvatore Marrari RC 15 luglio 2019
E' qui che è nato il poeta, quando ancora la strada si chiamava "Strada San Francesco". In effetti, dove adesso c'è il carcere minorile, nell'800 c'era un convento di francescani.