Come si dice, citando un vecchio proverbio, "il lupo perde il pelo, ma non il vizio". Si, l'amico pittore, il reggino DOC Stellario Baccellieri, tornato da Roma dove vive da moltissimi anni e frequentante il Caffè Greco di Via Condotti, il locale dei pittori De Chirico e Guttuso, dei quali ne era stato il pupillo, (furono proprio loro che lo incoraggiarono ad intraprendere la strada dell'arte) approfittando dell'odierna giornata estiva (siamo al 14 novembre), sta seduto su una panchina del nostro bellissimo lungomare (la passeggiata pedonale Falcomatà) intento a produrre uno schizzo, sicuramente da riportare su tela, del panorama che lo ha colpito, affascinato per l'immensità della scena e per i colori da far invidia a qualche isola dei Caraibi. Ci salutiamo, lo avviso che lo avrei fotografato e poi pubblicate le immagini col relativo articoletto nel mio personale blog e continuo a elogiare quelle linee colorate che stava tracciando. Mi guarda con aria interrogativa e sorridente ed io continuo a "pittarlo" a mia volta, ricordandogli i tempi da studenti, inizio anni '60, quando ci incontravamo sul Corso Garibaldi con le nostre relative cartelle da disegno sotto il braccio, lui iscritto al liceo artistico (Quello che a quei tempi si chiamava Istituto d'Arte), io alunno dell'Istituto Tecnico Raffaele Piria, corso geometri e compagno di classe del suo gemello Antonino Baccellieri; ma con la sua tipica gentilezza umoristica, mi dice "lassa futtiri, varda chiuttostu 'stu panorama, Rriggiu chistu nd'havi i bellu e...vidimu 'sti fotografii !" (lascia fottere, guarda piuttosto questo panorama, Reggio questo ha di bello e vediamo queste fotografie). Rido, ridiamo assieme e, nel frattempo, arrivano altri amici che hanno voglia di salutarlo. Faccio gli scatti fotografici mentre lui dialoga con le altre persone, poi lo saluto cordialmente e senza alcuna stretta di mano, sia per la pandemia in corso, sia per non distoglierlo dal cartoncino e dalle penne ad inchiostro colorato che tracciavano il suo disegno. Ora che sono nell'intimo del mio studio, mi domando cosa ne sarà di quel disegno, quale opera d'arte ne verrà fuori, sarei curioso, domandarglielo ? Quando ? Mi auguro di rincontrarlo, sarà difficile, Stellario è molto originale nell'agire e nel pensare, è brioso quanto basta, ma non sai mai dove acchiapparlo vista la sua vita da "nomade" e per cui neanche i parenti più intimi sanno dove trovarlo. Le fonti per cercarlo sono i giornali d'arte di Roma che spesso ne parlano con ironia e spettacolarità; l'ultimo articolo letto qualche mese fa su Repubblica Archivio lo descriveva amabilmente il "parassita" del caffé Greco di Via Condotti : Il grande artista, sedeva tutti i giorni nel locale, ma non consumava mai, i proprietari e il personale non riuscivano a tirargli fuori il becco di un quattrino, lui era sempre circondato dagli avventori che gli chiedevano il ritratto o qualche disegno...caspita, dico io ! Come hanno fatto quei proprietari a criticarlo anche se in maniera dolce ? Stellario, il mio amico, lo studente d'arte d'altri tempi, se a Roma, in quel bar, era circondato da gente e ammiratori, gliene portavano di incassi ! Adesso, dopo vari decenni trascorsi ai tavolini del Caffè Greco di via Condotti, è ospite fisso al Babington, la sala da tè posta sotto la scalinata di piazza di Spagna, a poche decine di passi dal precedente locale, in uno dei salottini della sala da tè in puro stile inglese, con i suoi strumenti del mestiere che non lascia mai a casa...se ha una casa.
Salvatore Marrari RC 14 novembre 2020