Quando mi gira che devo rivisitare un posto, niente e nessuno mi può fermare. Al mio fianco il fodero della macchina fotografica, naturalmente "carico" e via. In effetti ero a godere la frescura dei pini al circolo del tennis "Rocco Polimeni" di Reggio Calabria, quando i miei occhi vanno a collimare il punto più alto della collina di Pentimele, "zona fortino" per intenderci. Tocco la fotocamera e il mio indice fa cenno di si. Si, certo, urge alzare le terga e mettersi in macchina...imbocco la nazionale di Archi e comincio a salire. Il dissesto della strada non mi convince molto e più salgo più mi si parano davanti distruzioni e baratri pericolosi; che fare indietreggiare ? Desistere ? No, mai, prima seconda, prima, sterzo tutto a destra, poi a sinistra...Ad un certo punto mi trovo un divieto di accesso, ma mi accorgo che i due grossi cubi di cemento lasciano il passo centrale. Mi soffermo a pensare...ma cavolo, la strada non può essere chiusa, dissestata quanto vuoi, ma in cima ci sono antenne e cabine elettriche e ci saranno i manutentori, quindi se salgono loro ci posso, comunque, salire io. Così faccio e con un po' di fiato corto per la troppa attenzione a non sbandare, arrivo dove uno spettacolo mozzafiato mi solleva il morale e ricrea la mia anima. Conosco il posto per esserci stato centinaia di volte e quando la strada era, perlomeno, accessibile, ma oggi è più bello; più bello perché ho dovuto superare dei veri ostacoli, ce l'ho fatta. Il mio cuore si apre verso il paradiso terrestre: l'aria, i colori, il canto degli uccelli, il fruscio delle lucertole che strisciano tra l'erba secca e i sassi, l'odore di resina dei pini marini e, a tratti, il silenzio interrotto dalla brezza che viene dal mare e sale lungo i pendii e i costoni della collina sabbiosa. Che meraviglia ! l'onda lunga dello stretto con i monti Peloritani su Messina che, in dialetto messinese, sono chiamati "a coddha", ovvero "il colle". Ma, nel vedere le vele e qualche nave di passaggio, non posso non avere pensieri "omerici" che vanno lontano, lontano tra i banchi di scuola ove ho appreso l'evolversi della guerra di Troia ed il peregrinare di Ulisse nel Mediterraneo e sotto casa nostra, sino a Scilla. Quanta bellezza ci ha donato il buon Dio, non si è proprio risparmiato, ci ha baciati in fronte benedicendoci. Si, questo è un luogo santo dove il pellegrino o l'eremita trova pienamente la sua pace...e pace sia a chi mi leggerà e vedrà l'operato di questa splendida mattinata di sole.
Salvatore Marrari RC 11 giugno 2021