DON GIORGIO DE CAPITANI CONTESTA L'OPULENZA DELLA CHIESA CATTOLICA E LA DIOCESI DI MILANO E VIENE CACCIATO
23 agosto 2013 alle ore 0.15
«
ALLA RISCOPERTA DEL CRISTO RADICALE PER DARE VOCE ALLA PROFEZIA NELLA
NOSTRA SOCIETA' OCCIDENTALE CHE SEMBRA SULL'ORLO DEL DECLINO
DELL'UMANESIMO »(Giorgio De Capitani)
CONTRO SILVIO BERLUSCONI E PRO ACQUA PUBBLICA : DON GIORGIO E' STATO COSTRETTO A LASCIARE LA PARROCCHIA
Giorgio
Vittorio De Capitani (Santa Maria Hoè, 18 aprile 1938) è un sacerdote
italiano. Ordinato sacerdote nel 1963 nell'arcidiocesi di Milano, ha
esercitato a Introbio, a Cambiago, a Sesto San Giovanni nella parrocchia
San Giuseppe; inoltre è stato parroco a Balbiano e Colturano.
Attualmente svolge incarichi pastorali presso la parrocchia di Rovagnate
in provincia di Lecco, dove gestisce da molti anni la piccola chiesa e
la comunità di fedeli nella frazione di Sant'Ambrogio in Monte. Noto ai
più per le sue posizioni politiche molto forti, espresse tramite un
linguaggio spicciolo, ma molto sincero (lo stesso don Giorgio lo
ammette) che è un modo per far capire più in profondità le persone che
lo ascoltano.Le idee espresse all'interno delle sue prediche non sono
viste di buon occhio da Silvio Berlusconi e dalla Chiesa cattolica
(schierata sempre coi poteri forti), che insieme alla Lega Nord sono i
principali bersagli delle critiche del sacerdote. Don Giorgio ha subito
attacchi mediatici da parte del quotidiano "Il Giornale".È stato citato
in causa dalla giornalista Grazia Graziadei, la quale aveva citato anche
Vittorio Arrigoni. Insomma Don Giorgio è, praticamente, un prete
dissidente verso la linea della chiesa cattolica e, particolarmente, per
la diocesi di Milano da cui dipende."Ai superiori interessa solo che io
me ne vada, mi ritengono un freno alla Comunità Pastorale" (son parole
dette dal sacerdote durante l'inchiesta aperta contro di lui)Leggiamo da
un articolo di Sergio Perego del quotidiano IL GIORNO di Milano
:Rovagnate, 23 luglio 2013 - «Ai superiori interessa solo che io me ne
vada, perché si sono accorti che, rimanendo qui, la Comunità Pastorale
non potrà mai andare avanti secondo il rullo compressore di una
pastorale livellatrice di ogni identità delle singole parrocchie». Sono
le parole di Don Giorgio De Capitani. Ripercorre poi gli ultimi anni
della sua vicenda, dove le divergenze non sono certo mancate. «Il 12
luglio 2010 - scrive il prete - la Curia mi comunicava quanto segue: a
decorrere dal 1 settembre, ella lascia gli incarichi pastorali nella
Comunità di S. Antonio in Rovagnate, e assume la qualifica di Residente
privato. Ero ufficialmente privato, senza alcuna ragione, di ogni
incarico pastorale. Residente, punto e basta!».«Pensare che non ero
ancora pensionato, e pensare che il Vicario episcopale don Bruno
Molinari (ora ex) mi aveva assicurato - scrive ancora don Giorgio - che i
miei impegni non sarebbero cambiati. Una delle tante scorrettezze che
ho subito durante il mio lungo ministero sacerdotale».Nel documento il
sacerdote della Valletta rilegge poi la sua storia. Parla di «porte
chiuse e finestre sbarrate, senza alcuna possibilità di aprire un
discorso diverso». Cita la presa di posizione a sostegno del lavoratori
della Candy Bessel di S. Maria Hoè (uno dei Comuni della Valletta)
impegnati a difendere il posto di lavoro, quella in difesa dell’acqua
pubblica, la vicenda di don Mario Bonfanti (problemi legati alla sfera
privata del giovane sacerdote con incarico a Perego). Le altre sono
valutazioni sui suoi rapporti con altri sacerdoti e i superiori. «Sono
rassegnato? - si chiede don Giorgio chiudendo il lungo comunicato - e
chi ha detto che non potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella mia vita
sacerdotale? Le vie della Provvidenza non sono infinite? Senz’altro
imprevedibili!».
IL MIO PERSONALE PENSIERO IN SUA DIFESA
La
chiesa cattolica riesce sempre a tappare la bocca alle "sconvenienze", è
tipico di un bolscevismo che, guarda caso, ha gli stessi colori dei
"confratelli" russi ex Unione Sovietica : ROSSO E ANCHE PORPORA. Don
Giorgio ti vorrei aiutare da protestante e fratello in Cristo, ma più di
tanto non posso fare. Sono le tue chiese a doversi muovere anche
scendendo in piazza in maniera "motivata", che gridino forte perchè non
sia la "voce di Colui che grida nel deserto". Vedi, Ratzinger dice di
aver colloquiato col Signore e lo ha consigliato di dimettersi, ma io lo
accuso di codardia perché conosce tutte le scelleratezze del Vaticano e
non ha denunciato, né ha avuto il coraggio di intervenire
personalmente. Io non credo nel suo Dio omertoso che lo consiglia di
mollare o in un Dio che permette una casta religiosa, non convertita,
accioché possa dirigere questo loro mondo corrotto nel nome del Signore
Gesù Cristo, ma sostituendolo con l'adorazione (non venerazione come
dicono) di statue di Santi nominati a pagamento in Piazza San Pietro e
Madonne di ogni genere portate a spalla da mafiosi, assassini e
ignoranti (fedi le sagre dell'Italia meridionale). So bene che Don
Giorgio ha combattuto e combatte ancora contro questo tipo di chiesa e
per una vita sociale di uguaglianze e di giustizia, non certamente di
disparità e lo sprono a proseguire nei suoi intenti di purificazione,
perciò lo abbraccio fraternamente dicendogli che intendo aiutarlo con
questo mio scritto pubblicandolo su Facebook perché tanti, molti amici,
lo condividano e perché la giusta causa di una persona che non ha peli
sulla lingua venga posta a conoscenza e prevalga sulle dittature
ecclesiali cattoliche. Voglio, per suo conforto, chiudere con le parole
dell'Apostolo Paolo scritte nella Seconda Lettera a Timoteo :
" ESORTAZIONE RIVOLTA A TIMOTEO - TRATTA DALLA BIBBIA RIVEDUTA
"Ringrazio
Dio, che servo come già i miei antenati con pura coscienza,
ricordandomi regolarmente di te nelle mie preghiere giorno e notte;
ripenso alle tue lacrime e desidero intensamente vederti per essere
riempito di gioia. Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale
abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto,
abita pure in te. Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il carisma
di Dio che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti ci
ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di
autocontrollo. Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro
Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu per il vangelo,
sorretto dalla potenza di Dio. Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una
santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo
proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin
dall'eternità, ma che è stata ora manifestata con l'apparizione del
Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo
in luce la vita e l'immortalità mediante il vangelo, in vista del quale
io sono stato costituito araldo, apostolo e dottore. È anche per questo
motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi
ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio
deposito fino a quel giorno. Prendi come modello le sane parole che hai
udite da me con la fede e l'amore che si hanno in Cristo Gesù.
Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in
noi.
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