Non
ero mai stato a Màmmola, ma invitato ad un pranzo sociale a base di pesce
stocco dal mio consuocero Mimmo Calluso, ex dipendente Omeca di Reggio
Calabria, ho avuto modo di conoscere questo vecchio paese dell'entroterra
Jonico, tra l'Aspromonte e le Serre calabresi, e i commensali anch'essi ex
dipendenti della su citata azienda metalmeccanica con le famiglie e amici.
PICCOLA STORIA DI
MAMMOLA
Le
origini di Mammola risalgono al IV–V sec. a.C. : l'insediamento sorse sulle
rovine di Malèa (Μαλέα in greco antico), colonia greco-locrese ricordata da
Tucidide. Ai piedi scorre il fiume Chiaro, affluente del fiume Torbido. Nei
pressi di quest'ultimo, un tempo detto Sagra, si sarebbe svolta nel VI secolo
a.C. la cosiddetta battaglia del Sagra che vide i crotoniati sconfitti dai
Locresi alleati con i reggini. Il nucleo di Mammola si sviluppò ulteriormente
alla fine del X secolo d.C. Tra il 950 e il 986 sorse infatti un villaggio
stabile, abitato dalle popolazioni che avevano abbandonato il litorale jonico
per sfuggire alle incursioni saracene. Nel corso degli anni i monasteri
divennero centro spirituale e di cultura. I monaci si dedicavano alla
miniatura, al mosaico, all'innografia, allo studio degli antichi testi e delle
scienze. Nello scriptorium, luogo destinato alla copiatura a mano, venivano
trascritti codici, testi e trattati. Il toponimo Màmmola appare per la prima volta
tra il XI e il XII secolo, in un documento che faceva parte dei beni del
Monastero di San Fantino. Inoltre, nel 1232, in un altro documento, si parla di
un certo Rogerius de Màmmula. Mammola nel periodo feudale è appartenente a
diverse famiglie: Giovanni Ruffo, Ruggero di Lauria, Anselmo Sabrasio, Raimondo
del Prato, De Luna, Caracciolo di Gerace, Correale da Sorrento, Famiglia
Carafa. Nel 1540 il paese divenne capoluogo di Baronia allargando il suo
territorio con Agnana. Successivamente passa alle dipendenze dei Gagliego, dei
Loffredo, dei Ruffo, dei Pazzi, dei d’Aragona d'Ayerbe, dei Joppolo, di nuovo
agli Spina, ai Barreca, e infine alla famiglia dei De Gregorio che la detennero
fino al 1806, anno della soppressione del feudalesimo. Dopo l'unità d'Italia,
le difficili condizioni economiche e sociali incisero profondamente sul vivere
della comunità dando luogo a fenomeni di rivolta popolare e di brigantaggio.
Cominciò l'emigrazione durata sino alla fine del XX secolo, dimezzando la
popolazione. Diverse sono le testimonianze dell'antica storia di Mammola: la
necropoli indigena a Monte Scifo, quella greco-romana a Santa Barbara, ellenica
a Buccafurri e le grotte del Brigante, del Palombaro e della Turri. Famosa la
battaglia avvenuta sul greto del fiume Sagra (oggi Torbido) VI secolo a.C.,
dove i Locresi alleati con i Reggini sconfissero i forti Crotoniati.
Anticamente, quando non era ancora in uso la toponomastica, le vie ed i rioni
del paese erano indicati con denominazioni di origine ebrea, araba e greca:
Certò, Begna, Hfamurra, Buveri, Fana, Mammuleju, Ponzo, Cuccianni, Cundutteiu,
Gellario, Gruttu, che ancora persistono. Il paese conserva l'impianto medievale
contraddistinto da abitazioni raccolte attorno a numerose piazzette. I palazzi
(De Gregorio, Ferrari risalente all'epoca feudale, Del Pozzo, Florimo, Spina,
Piccolo, a “Gellario” dei Barillaro di epoca più recente), edificati dal XV
secolo in poi, riprendono lo stile architettonico che va dal classico al
barocco. La Casa Tarantino è risalente al XIV secolo. Vi sono poi edifici
religiosi: la Matrice (XII secolo) a tre navate, la cinquecentesca chiesa della
SS. Annunziata, quella della Madonna del Carmine e di San Filippo Neri (XVI
secolo). La chiesa matrice è intitolata a San Nicola di Bari, nella cui
cappella sono conservatele reliquie di san Nicodemo A.B., patrono della città.
A san Nicodemo alla Limina è intitolato invece il Santuario, luogo dove visse
il Santo; il santuario si trova nel Parco nazionale dell'Aspromonte. Le altre
chiese sono quelle della Madonna del Carmine, dell'Annunziata, di San Giuseppe,
di San Filippo Neri, la Grancia Basiliana di San Biagio, la chiesa dell'Assunta
alla Limina, la chiesa di Reito nelle frazioni e l'antico monastero di Santa
Barbara, ristrutturato in parte a Parco Museo Santa Barbara.
Praticamente,
tornando al discorso della compagnia, ho fatto una rimpatriata perché tra di
loro c'erano amici comuni e di lunga data con qualche parente mio diretto. Non
son mancate, comunque, nuove amicizie. Non posso non elogiare le portate, che
ho regolarmente fotografate com'è mia abitudine fare, e la loro presentazione,
cucinate in vari modi e a puntino da uno chef competente che ha dato sapore,
colore e meraviglia agli occhi di noi miseri affamati e trepidanti per le
continue sorprese che ci presentavano, camerieri gentili, sotto i nostri nasi
annusanti come cani alla ricerca del loro osso preferito. Un “rosso” locale ha
ben innaffiato le bocche e le gole degli astanti e se prima dei pasti, tra le
tavole apparecchiate, si sentiva solo un brusio, dopo le prime bevute le voci
aumentarono di tono con risate e pacche sulle spalle di quegli amici di lungo
corso che avevano lavorato insieme nell'azienda reggina per più di quarantanni.
Alla
fine dei "balli" intorno ai piatti, siamo usciti tutti alla scoperto
(naturalmente dopo aver pagato i conti) e tre instancabili, io, Paolo Vita e Antonella
la di lui gentile consorte, siamo partiti alla volta del borgo antico di
Mammola, su in cima alla collina a visitare chiese, vicoletti e antichi palazzi
del feudo antico...naturalmente ancora fotografie scattate per arricchire il
mio archivio di casa e per la disposizione di chiunque voglia apprezzarle.
"Dulcis
in fundo" il museo di arte moderna di Nik Spatari disposto in un verde
bosco e lungo il litorale del fiume Torbido.
PICCOLO RIASSUNTO SU
NIK SPATARI
Nicodemo
Spatari meglio noto come Nik Spatari (Mammola, 1929) è un pittore, scultore e
architetto italiano. Nel corso della sua carriera pittorica e scultorea,
Spatari è stato autore di numerose opere all'interno di luoghi di culto
calabresi, tra i quali le vetrate, gli affreschi e il mosaico sull’altare della
Chiesa del monastero di San Domenico a Reggio di Calabria. È l'ideatore del
Parco Museo Santa Barbara. All'età di nove anni vinse il premio internazionale
di pittura dell'Asse Roma-Tokio-Berlino. Per un trauma subìto nel 1940 perse
l'udito e fu costretto a diventare un autodidatta, sviluppando le proprie
capacità anche in campo scultoreo e architettonico, partendo dal confronto
immediato con i materiali. Durante gli anni cinquanta e sessanta viaggiò in
Europa. Nel 1958 espose alla Biennale di Venezia. Alla fine degli anni
cinquanta, si stabilì a Losanna, dove creò il "prismatismo". Incontrò
una giovane collezionista russa che lo invitò a Parigi dove i due si sposarono,
stabilendovisi per qualche tempo. A Parigi entrò in contatto con il mondo
artistico e culturale e frequentò per circa due anni lo studio di Le Corbusier,
congeniale alla sua inclinazione verso il primitivismo. Conobbe anche Jean Cocteau
e incontrò Picasso e Max Ernst. Aderì al gruppo di artisti gravitanti intorno
alla galleria CIGAPS (Centre international de groupement d'artistes peintres,
sculpteurs). Tornato in Italia nel 1966, si stabilì per un periodo a Milano
dove, insieme a Hiske Maas (olandese) aprì la galleria d'arte "Studio
Hiske", a Brera, che rimase attiva fino al 1978. Nel 1970 Spatari decise
di tornare in Calabria insieme ad Hiske Maas, con l'intento di lavorare ad un
suo progetto: la realizzazione di un museo-laboratorio d'arte contemporanea. A
partire dal 1969 fu realizzato il Parco museo Santa Barbara a Mammola, sui
resti di un monastero basiliano sul fiume Torbido. All'interno è ospitato il
grande affresco tridimensionale del Sogno di Giacobbe. E qui, alla fine, mi sorge spontaneo il pensiero : Tra Nik Spatari e Antony Gaudì Cornet, più comunemente " il GAUDIT di Barcellona, il catalano, c'è alcuna differenza ? Guardando e riguardando queste magnifiche opere, credo non vi sia alcuna differenza.
Qui
finisce la descrizione della bellissima giornata trascorsa con amici e le mie
foto raccontano molto di più, escludendo le parti storiche prese da
enciclopedie online, di quanto io abbia potuto descrivere.
Salvatore
Marrari RC 14 giugno 2015
HO GUARDATO E RIGUARDATO LE FOTO CHE HAI SCATTATO, SONO STATO DUE VOLTE SOLE A MAMMOLA, IN OCCASIONI SERALI DI SCORPACCIATE DI STOCCO,UNA DURANTE LA FESTA PATRONALE, SICURAMENTE I TUOI RESOCONTI, MI INVOGLIANO A TORNARCI, CON PIU' CALMA E MAGARI DI GIORNO....IL BORGO MERITA...E ANCHE TUTTO IL RESTO.
RispondiEliminaCarmelo Morena