giovedì 21 marzo 2013

REGGIO CALABRIA - CHIESA DELLA GRAZIELLA - VISITATA DA ACCADEMIA DEL TEMPO LIBERO













































Mercoledì 20 marzo 2013, componenti dell'Accademia Del Tempo Libero con a capo la presidente Silvana Velonà, secondo il programma ufficiale, hanno visitato la Piccola e storica chiesa della "Graziella" sita in Via Sbarre Superiori di Reggio Calabria. Una guida e alcuni componenti del consiglio di chiesa sono stati a disposizione con esaudienti spiegazioni, relazionando sulla storia del piccolo tempio dalla costruzione all'abbandono e all'incuria dell'ultimo secolo, il tutto corredato da dimostrazioni documentali e fotografiche. Nulla da eccepire su tutto quanto esposto anzi l'escursus pomeridiano è stato di speciale interesse per i visitatori sia per la storia della chiesa in se stessa, sia sulle modalità della sua costruzione, sia sui personaggi che vi hanno ruotato nell'arco dei quattrocento anni trascorsi dalla posa della prima pietra sino al restauro definitivo. Quì di seguito, per ampliazione, una relazione storico-letteraria-artistica che renderà edotto il lettore che volesse intraprendere un percorso di conoscenza e, in alto, gli scatti fotografici effettuati da Salvatore Marrari ai luoghi e agli associati dell'Accademia in visita.

REGGIO CALABRIA - CHIESA DELLA GRAZIELLA
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, meglio conosciuta come la Graziella, è una delle chiese più antiche di Reggio Calabria e si trova nel quartiere di Sbarre, esattamente in Sbarre Superiori e ricade nel territorio della parrocchia di Santa Maria di Loreto.
STORIA
L'inaugurazione delledificio risale al 29 marzo 1691, come attesta uniscrizione marmorea collocata nel prospetto.
L'edificio sorge su un terreno originariamente donato dai fratelli Domenico e Carlo Suraci e destinato all'erezione di una piccola chiesa nelle contrade Verdirame e Ottobono. I primi lavori iniziano circa cinquantanni prima dell'inaugurazione, precisamente nel 1641, grazie al contributo della famiglia Minniti e dei fedeli, per lo più da proprietari agricoli della zona.
Al 1732 risale un'ulteriore donazione dei terreni adiacenti destinata all'erezione del campanile e dell'edificio parrocchiale.
La tradizione vuole che la chiesa sia stata fortemente voluta dai contadini del luogo affinché essa potesse ospitare l'effige della Madonna, cui erano state attribuite molte "grazie" quali la liberazione da alluvioni e delle miracolose guarigioni istantanee, da cui appunto deriva l'appellativo di "Graziella".
Pare che limmagine sacra fosse in origine collocata all'interno di un'edicola, proprio sul luogo dove successivamente fu eretta la Chiesa della Graziella. Secondo quanto pervenuto l'effige raffigurava una Madonna dalle fattezze popolane, nell'atto di allattare il suo Bambino.
LA LASTRA MARMOREA CON L'ISCRIZIONE IN LATINO
Il motivo per cui fu edificata la chiesa è iscritto su di una lastra marmorea posta sotto la finestra del campanile, che recita:
« PLACUIT D.O.M. ANNO 1641 MISERICORDIARUM ABISSUM PER VIR
GINEUM FONTEM ANTIQUÆ IMAGINIS BEATÆ MARIÆ
OMNIUM GRATIARUM IN CON
TIGUI VIRIDARII ANGULO DEPICTARE SUPER HOS POPULOS INNUMERIS
MIRACULIS DIFFUNDERE UNDE PIUS FIDELIUM COETUS TEMPLUM
HOC AD TANTI THESAURI CUSTODIAM CONSTRUERE STATUIT IN
QUO DENIQUE COMMUNIBUS SUFFRAGIIS ABSOLUTO SACRAM IMAGI
NEM CUIUS MURI FRAGMENTO SOLEMNI TRANSLATIONE COLLOCAVIT
DIE 29 MARTII 1691 »
« Piacque a Dio, Ottimo Massimo, che, nell’anno 1641, lo stesso Signore Dio, operasse numerosi miracoli a favore di queste popolazioni, servendosi dell’antica immagine di Santa Maria di tutte le grazie, fonte verginale, abisso di misericordia, dipinta nell’angolo del vicino campo. Per questo il pio popolo di fedeli volle che fosse costruito questo tempio destinato alla custodia di così gran tesoro, dentro il quale, assolti tutti i riti di benedizione e di consacrazione, con solenne processione vi portò e vi collocò l’immagine riprodotta nel frammento del muro, il 29 marzo 1691. »
Da ciò si deduce che vi era un'immagine già esistente nel 1641, che poi fu collocata sull'altare finemente decorato con stucchi.
Non si hanno notizie precise riguardo al progetto e alle fasi di edificazione della Graziella; si conserva solo l'autorizzazione al restauro del 1796, legata alle vicende del terremoto del 1783, che fu effettuato a spese dei "giardinari" di Sbarre.
La creazione delle due cappelle laterali risale invece al XIX secolo.
DESCRIZIONE
Ledificio, di modeste dimensioni, misura 20 m di lunghezza per 7 m di larghezza per 6 m di altezza, e consta di tre corpi di fabbrica adiacenti:
 • la chiesa
 • il campanile
 • la sagrestia
Il prospetto della chiesa si connota per la sua semplicità, in accordo con lo stile architettonico dell'epoca, esempio di Barocco Calabrese caratterizzato per il ridotto uso di elementi decorativi e per l'attenzione rivolta all'elemento del portale.
La facciata è scandita da un ordine di tre paraste giganti, sormontate da un lieve tratto di trabeazione e sostenute da un basamento litico. Due di queste sostengono dei fastigi secondo motivi decorativi barocchi, sormontati da acroterii.
IL PORTALE MARMOREO
Il portale marmoreo architravato è delineato lateralmente da una serie di motivi d'acanto, e sormontato da una trabeazione sulla quale si imposta la finestra sovrastante, con la particolare terminazione ad arco a sesto ribassato.
Unaltra finestra è collocata sul prospetto dell'originario campanile, al di sotto della quale è inserita la lastra marmorea commemorativa dell'inaugurazione dell'edificio.
La terminazione superiore di questo vano si presenta priva di completezza, al contrario di quella più compiuta del vano della chiesa, è caratterizzata invece dalla presenza delle tipiche volute di raccordo tra lelemento curvilineo sommitale e la trabeazione delle paraste laterali.
La chiesa si presenta a navata unica e a pianta rettangolare, orientata secondo la tradizione orientale-bizantina largamente diffusa a Reggio e in Calabria. Essa termina con un profondo coro nel quale si apre la porta daccesso al vano quadrangolare della sagrestia. Attraverso un'apertura, posta a sinistra dell'ingresso alla chiesa, si accede invece al campanile.
L'interno si presenta scandito da paraste sormontate da una cornice che ne percorre tutto il perimetro. Sul lato sinistro della navata si succedono tre vani:
 • il primo, partendo dall’ingresso, contiene la porta d'accesso all'adiacente vano del campanile;
 • il secondo, realizzato nel 1822, ospitava un altare dedicato all’Addolorata;
 • il terzo, prossimo al coro, ospita una cappella con altare in muratura, rivestito di stucchi con motivi d'acanto. Uniscrizione nella trabeazione riporta l'indicazione:
« Eretto da don Nicola Putortì lanno 1816 »
L'altare, collocato nella parete di fondo del coro, è un importante esempio di arredo barocco. Realizzato in stucco, è caratterizzato dalla presenza di due colonne isolate di ordine salomonico (tortile), scanalate, ricche di motivi decorativi fitomorfi e che sorreggono un'alta trabeazione. La cona dell'altare è vivacemente decorata con motivi acantiformi, rosette e putti alati.
Del patrimonio decorativo e degli originali arredi rimane poco o nulla, infatti i due eventi sismici (1783 e 1908), gli eventi bellici, le alluvioni e l'incuria cui è stata sottoposta per lungo tempo, hanno gravemente danneggiato l'edificio della chiesa. Solo di recente (nel 2000) sono stati portati a termine i restauri, che hanno ripristinato solo in parte l'originario aspetto dell'edificio. La copertura lignea a falde è stata interamente rifatta, così come gli intonaci, esterni ed interni; inoltre in due punti della navata è possibile vedere una porzione dell'originario tessuto murario, realizzato con materiali locali. La differente tessitura muraria dei due saggi lasciati a vista fa pensare che, probabilmente, nel corso dei secoli l'edificio subì dei rimaneggiamenti, e forse neppure le cappelle ricavate nella parete sinistra della navata risalgono all'impianto originario. Il pulpito in legno, in origine addossato alla parete destra della navata, è andato perduto.
Molti furono i "botta e risposta" con articoli pubblicati da Gazzetta Del Sud su restauro si o restauro no, scritti da Guido Crucitti dell'Ordine Del Delfino e Salvatore Marrari semplice cittadino di Sbarre; il primo, Crucitti, definiva il luogo "covo di serpi" e optava per l'abbattimento con successiva costruzione decorativa di aiuola e sedili, il secondo, Marrari, ne desiderava la riqualificazione ed il restauro essendo informato sull'antica storia della vecchia chiesetta sul cui portale, ricordava, il nonno materno si fermava al crepuscolo a recitare le orazioni dell'Ave Maria e, come il progenitore, altri uomini e donne di ritorno dagli orti, con la zappa o il badile in spalla, sostavano li d'avanti è chiedevano grazie alla loro "Graziella". Dunque il buon senso e la storia prevalsero e il 30 aprile 2000 la Chiesa è stata restituita al culto, grazie al grande interessamento del buon sindaco reggino Prof. Italo Falcomatà che ne finanziò i lavori.


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