OGGI 27 GENNAIO E' IL GIORNO DELLA MEMORIA, PERCHE' NESSUNO DIMENTICHI
CAMPO DI FERRAMONTI DI TARSIA E IL MARESCIALLO GAETANO MARRARI
Il
campo era formato da 92 baracche di colore bianco, costruite in
carpilite (un materiale legnoso) su fondamenta di calcestruzzo, di tre
diverse tipologie, quasi tutte affiancate tra loro e comunicanti
attraverso un piccolo collegamento che conferiva alle costruzioni una
forma ad U. Vi erano poi alcuni manufatti in cemento utilizzati come
sede della direzione, degli uffici amministrativi e del personale di
vigilanza. La direzione era demandata ad un commissario di Pubblica
Sicurezza (il primo direttore fu Paolo Salvatore, cui successe nel
gennaio 43 Mario Fraticelli), da cui dipendeva il maresciallo Marrari,
molto umano e benevolo verso i detenuti, che a sua volta coordinava una
decina di agenti di polizia. La sorveglianza esterna era assicurata da
75 uomini della milizia volontaria per la sicurezza nazionale comandati
dal capo manipolo Talarico, i quali a turno montavano la guardia su
tutto il perimetro del campo. Inizialmente gli internati furono solo
ebrei di sesso maschile di varie nazionalità (tedeschi, austriaci,
cechi, slovacchi, ungheresi, polacchi), nei mesi successivi arrivarono
anche donne e bambini, uomini politici o cittadini di nazioni in guerra
con l’Italia, come slavi, greci, francesi. Nel giugno 1943 giunse anche
un piccolo gruppo di antifascisti italiani. Ad ogni modo i gruppi più
numerosi furono ebrei stranieri. Molti i gruppi familiari, che non
furono mai divisi, e tanti bambini (ben 21 nacquero all’interno del
campo ove furono celebrati 4 matrimoni). Ma la cosa che caratterizzò
questo luogo di detenzione e lo rese unico nel triste panorama di quegli
anni fu che, col beneplacito dei direttori, i reclusi crearono
un’apposita organizzazione interna di autogoverno. Veniva nominato, con
un mandato a termine, un rappresentante di tutti gli internati come
interfaccia verso la direzione per evidenziare le esigenze varie, e nei
limiti del possibile, cercare di far risolvere i problemi legati alla
prigionia. Tale figura, chiamata capo dei capi, il cui requisito
fondamentale era la conoscenza della lingua italiana, veniva eletto dai
capi baracca, a loro volta nominati da tutti gli internati maggiorenni
(donne comprese). I capi baracca, i cui compiti erano quelli di vigilare
sul buon funzionamento di ogni singola camerata e di distribuire il
sussidio governativo, si riunivano settimanalmente in una sorta di
assemblea parlamentare. Come è stato sostenuto da alcuni storici,
Ferramonti, per ironia della sorte, rappresentò l’unica isola di
democrazia nell’Italia di quegli anni, grazie al notevole contributo del
M.llo Gaetano Marrari il quale rese la loro vita più lieve, comandante
delle guardie, che si adoperò per garantire loro un’esistenza
dignitosa….Nessuno fu ucciso o torturato nel campo di Ferramonti di
Tarsia, in provincia di Cosenza.
Piccolo Video : http://www.youtube.com/watch?v=P3HLJorhMbI