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aprile 2015, Pasqua. Siamo andati a fare una ricerca in questo meraviglioso
borgo di origine grecanica, Grotteria. Un antichissimo paese che in origine era
la "maestà" della zona. E' un piccolo centro agricolo della Vallata
del Torbido nella Locride, sul versante jonico della provincia di Reggio
Calabria. Le origini di Grotteria sono incerte. Sembra sia stata fondata, prima
dell'XI secolo a.C. dal greco Idomeneo che costruì in quel luogo un tempio
dedicato alla dea Minerva. Per questa ragione il centro fu chiamato Eruma
Atenaies (Castel di Minerva). In seguito fu occupato dai Locresi che lo
rinominarono Athenaeon forse per la presenza di edifici dove si insegnavano le
scienze e le arti. Quando l’imperatore romano Augusto occupò molti luoghi della
Calabria (compresa Grotteria) il nome della cittadina fu nuovamente modificato
in Crypta-Aurea (Grotta d’oro). Nella Zona circostante il centro abitato,
infatti, esisteva una miniera dalla quale si estraevano minerali tra cui anche
oro e argento. Nel X secolo d.C. i Saraceni invasero le coste calabre
costringendo le popolazioni a spostarsi nelle zone più interne. Anche i
grotteresi abbandonarono le abitazioni, portandosi sulla cima di una collina,
nel tentativo di difendersi dagli attacchi via mare. Contemporaneamente la
Calabria fu soggetta al dominio bizantino e Grotteria risentì molto
dell'influenza di Costantinopoli. Usi, costumi, riti religiosi e denominazioni
si adeguarono alle tradizioni degli invasori. Anche il nome del torrente
Zarapotamo, che scorre nei pressi del paese, deriva dal greco e vuoi dire
“fiume asciutto”. Pochi anni dopo, però, i Normanni si insediarono nella
regione e Grotteria fu inserita nella contea di Ruggiero d’Altavilla con
giurisdizione sui territori compresi tra Squillace e Reggio Calabria.
All’inizio del XII secolo il paese diventò signoria indipendente, acquisendo
una notevole importanza. Ma questo momento di prosperità durò poco perché nel
1160 e nel 1184 due violenti terremoti si abbatterono su Grotteria provocando
danni e vittime. Con l’arrivo degli Svevi nel XIII secolo il borgo rifiorì e
verso il 1458 Grotteria fu a capo di un'importantissima contea, avendo ben 32
casali sotto la sua dipendenza tra cui i centri di Martone, Mammola, Siderno,
Gioiosa Jonica e San Giovanni. Raggiunse il suo massimo splendore nel 1507
quando la sua giurisdizione raggiunse la massima estensione. Nel frattempo si
diffuse l’uso della lingua volgare e il paese fu denominato Grottarea, poi
Grottaria, quindi Grotteria. In seguito ai danni provocati dal terremoto del
1783 si avanzò l'ipotesi di trasferire il Centro Storico altrove ma si scelse
invece di ricostruirlo. Tra il XIV e XVIII secolo molte dinastie feudali
possedettero Grotteria, dai Caracciolo ai de Luna, ai d’Aragona de Ayerbe, ai
Carafa. Questi ultimi lo tennero a lungo, e in due distinte fasi, fino al 1806.
Il 30 maggio 1806 Napoleone fu acclamato re di Napoli. Col nuovo riordino
amministrativo che ne seguì Grotteria diventò circondano con giurisdizione sui
territori di Mammola, Gioiosa Jonica, Martone e San Giovanni. Ma ancora una
volta la cittadina fu devastata. Il 13 novembre 1855, infatti, un violentissimo
temporale distrusse le abitazioni e inondò le campagne riducendo molte famiglie
in miseria.
Adesso
la nostra ricerca è appagata, cercavamo la vecchia abitazione della famiglia
Zavaglia da cui i rami Puntorieri e Marrapodi. I discendenti adesso abitano a
Reggio Calabria, Catanzaro, Genova e Milano. Personalmente ho provveduto a
fotografare quanto possibile perchè fosse visibile alla moglie di mio fratello,
Annamaria Puntorieri Marrari dimorante a Genova, ai di lei fratelli e cugini,
la cui madre era nata in questa casa di Grotteria e il suo nome era Zavaglia
Teresa.
Ben
soddisfatti di questa splendida "missione", abbiam proseguito per un
altro paese vicino, ma sull'altra vallata, Martone, ove eravamo prenotati per
il pranzo pasquale presso il ristorante-trattoria "La Collinetta".
Ottima la cucina e le raffinatezze di antipasti grecanici; primi di trocculi
(una sorta di spaghetto grosso e quadrato) ai funghi porcini, maccheroni al
sugo di cinghiale; secondo di coscia d'agnello al coccio di argilla e aperto in
tavolo (le immagini video danno esattamente la resa di quanto scritto),
contorni vari, vino, dolciumi calabresi, sorbetti con fragole e gelato di
limone...basta ? Veramente tutto buono, abbiamo trascorso una meravigliosa
pasqua di resurrezione...e noi, adesso, risorti lo siamo.
Salvatore
Marrari RC 5 aprile 2015
PER VEDERE IL FILMATO, IN FONDO ALLA PAGINA E DOPO LE FOTOGRAFIE, CLICCARE SUL TRIANGOLINO DELL'ICONA.
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