venerdì 13 novembre 2015

ACCADEMIA DEL TEMPO LIBERO DI REGGIO CALABRIA - 12 NOVEMBRE 2015 FRANCO ARILLOTTA E LA PIAZZA VITTORIO EMANUELE II (PIAZZA ITALIA) DI REGGIO CALABRIA

Piazza Vittorio Emanuele II (anticamente Tocco Piccolo), meglio nota come Piazza Italia, è una delle piazze più importanti della città di Reggio Calabria. Questa nostra piazza, la cui pianta è di forma quadrata, apre il suo lato sud orientale sul Corso Garibaldi ed è orientata, seguendo l'impianto urbanistico del centro storico, in posizione obliqua rispetto ai punti cardinali. Circondata da importanti edifici istituzionali che vi si affacciano, la piazza è il cuore politico-amministrativo del territorio reggino.
In particolare, paralleli a tre dei suoi lati sorgono:
Palazzo San Giorgio, sede del municipio, il Palazzo del Governo, sede della Prefettura, il Palazzo Melissari-Musitano e Palazzo Foti, sede della Provincia.
Invece, adiacenti, in maniera obliqua sorgono:
Palazzo Spanò Bolani, il Teatro Francesco Cilea e il Palazzo del Banco di Napoli.
Al centro della piazza sorge il monumento all'Italia, che da 140 anni ne caratterizza la denominazione popolare.
Questo preambolo planimetrico, ridotto a una piccola descrizione, è stato ampiamente illustrato, oggi pomeriggio 12 novembre 2015, presso l'Auditorium "Cipresseto Zanotti Bianco" sede sociale dell'Accademia Del Tempo Libero di Reggio Calabria, dal preclaro
Prof. Franco Arillotta. IL famoso detto oratorio "sarò breve", non è stato applicato dal nostro bravissimo relatore, il quale ha cominciato dalle origini medioevali sino ai giorni nostri nella descrizione storica, appunto, della nostra più illustre piazza reggina. Il suo chiaro modo, garbato, di spiegare le cronologie e i tempi e le vicissitudini di tutto ciò che ha ruotato in zona è stato accampagnato da proiezioni di vecchie planimetrie, fotografie, nomi di famiglie, vecchi detti, reperti archeologici, cenni storici sulla bontà di essere stati un popolo greco, poi, romano, poi bizantino, poi aragonese, ecc. Non è mancato, nel suo "savoir-faire", qualche pizzico di umorismo raccontando aneddoti di persone o cose che hanno "ruotato" nell'ambito di Piazza Vittorio Emanuele II o, comunemente detta e lasciatemelo dire, Piazza Italia. Inutile dire che la vasta platea, attenta e grata per tutte le notizie correlate da testimonianze storiche che Franco Arillotta ha posto alla loro attenzione, ha applaudito a lungo complimentandosi per le belle e lucide esposizioni.
A ricordo della vecchia Reggio, con l'ultima diapositiva che il professore aveva ad hoc preparato, cioé il Monumento ai Caduti di Via Vittorio Emanuele, Salvatore Marrari, sottoscritto, ha recitato una poesia dialettale “ E...sutta o’ monumentu ri caduti ”, tratta dalla sua ultima pubblicazione " 'A me’ terra si chiama Calabbria", ricordando, in effetti, il vecchio bar-gelateria Luca, che tanto ha onorato, con le sue leccornie, il nome di Reggio Calabria.



Salvatore Marrari  RC 12 novembre 2015










































































               
               E…SUTTA O’ MONUMENTU RI’ CADUTI

                           Nta Rriggiu di Calabbria assai gintili,
                           scindendu, ddhà, nta via marina jata,
                           m’appari ‘nu surdatu c’un fucili
                           e ‘nu guerreru cu’ ‘na lanza isàta.

                           Tri scaluni, ‘na bbasi e ‘na culonna
                           cu’ supra n’angilu pittatu giallu oru,
                           quattru bbraceri i bronzu senza fiamma,
                           sciuri e cimeli ntrizzati cu’ ll’alloru.

                           Cusì è la vista di ‘stu monumentu
                           chi rricorda li morti di li guerri.
                           Ma sutta ra so’ bbasi, in ngran firmentu,
                           si muviva ‘na fuddha di bbizzarri.

                           Di fattu, nc’era un localeddh’angustu
                           chi faciva di bar ggilatiria;
                           di fronti ‘u marciaperi, sempri lustru,
                           cu’ tavulini e seggi supr’a ferruvia.

                           Siri di stati, cu’ mari e la friscura,
                           ssittati nta ddhi seggi, ill’autru latu,
                           a ggenti si cacciava la calura
                           spittandu o’ cambareri cu’ ggilatu.

                           Quanta ggenti sostava nta ‘sta “bbuca”!
                           Cu’ iva e cu’ viniva e, puru addritta,
                           ‘u conu si pigghiava, ddha, nti Luca
                           e, pa’ via, s’assittava mi su ddhicca.

                           Ddhu pezzu ‘i strata tutta lluminata,
                           i cambareri ch’a ggiacchitta janca,
                           ‘i spasi chini r’ogni bbene ‘i Ddiu,
                           pariva ‘nu mercatu ‘i Casablanca.
                          
                           O sciauru ‘i cassati e pezzi duri !
                           Ma nc’era cu’ non sordiava…
                           vardava l’angilu e, cu’ gran duluri,
                           priava mi nci stagghia la so’ bbava.

                           ‘U nostru lidu cumunali “Zerbi”,
                           ‘u bar ‘i Luca, sutta a li “caduti”,
                           pi’ Rriggiu mericini di li nerbi,
                           sunn’i rricordi nostri ormai passati.

                                                     
                                                       Salvatore Marrari










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