giovedì 8 agosto 2019

REGGIO CALABRIA - CENNI STORICI SUL TERRITORIO DI VILLA ARANGEA E LA MINIERA


                        
Nel 1752 sotto il regno di re Carlo III di Borbone, nel territorio tra Arangea e Gallina, fu fondato uno stabilimento chiamato “Real Fonderia”, dal quale si ottenevano ferro e anche argento. Il Luogo dove vennero impiantate le fonderie, tutt’oggi da il nome al piccolo rione “La Miniera”. Nello stesso luogo fu edificata una chiesetta dedicata a San Giovanni Nepomuceno. La cappella gli venne consacrata, perché, essendo Santo della Boemia, veniva venerato con maggiore devozione dagli operai e dalle maestranze di origine tedesca che lavoravano nello stabilimento. La statua del Santo fu donata dal re Carlo III e dalla moglie regina Amelia. Per sollecitazione della popolazione del luogo, anche dopo la chiusura della fonderia, il cappellano continuò a celebrare messa. In seguito, nel 1773, la chiesetta venne affidata a don Filippo Megale. Alla sua morte succedette il sacerdote Pasquale Tripepi. In una lettera di quest’ultimo si venne a conoscenza che le condizioni del tempietto erano precarie a causa del tetto pericolante. Grazie all’intervento di Giorgio Retez la chiesetta fu ricostruita. 



Il 24 marzo 1782 il signor Ignazio Lavagna acquistò una porzione del fondo Miniera, con l’obbligo di offrire 45 o 49 centesimi al cappellano. Il fervore che caratterizzò il regno di Carlo III non tralasciò la ricerca di minerali nel sottosuolo dello stato. In quel periodo molti ingegneri minerari e geologi battevano tutte le regioni d’Italia per cercare giacimenti sfruttabili. I giacimenti più importanti in Calabria furono trovati a Pellaro, a Roccaforte del Greco, a Roghudi, dove si estraeva rame, piombo, oro e argento. L’ingegnere Emilio Cortese scrive di aver trovato le vestigia di una fonderia di rame. Nel 1792, a spese del tesoro, si fondò uno stabilimento dove si otteneva ferro, argento e piombo. In questo stabilimento lavoravano circa 700 persone, tra cui tecnici e operai. Col terremoto del 1783 crollò la Miniera e buona parte degli edifici circostanti. Verso la fine del 1800 le scorie prodotte dalla fusione erano ancora abbondanti. L’opera dei contadini, che trasformarono in agrumeti la zona dove era posta la fonderia, contribuì a dissolvere le scorie, seppellendo con esse le vestigia di una civiltà industriale.




Oggi i resti dello stabilimento non sono molto evidenti a causa della vegetazione che impedisce la veduta, tranne che un blocco di ferro certamente ricavato dagli alti forni della Miniera. Accanto al blocco di ferro vi è situata un’edicola muraria dell’ECCE HOMO, ristrutturata dal defunto parroco di Villa Arangea don Pasqualino Rullo. Per quanto riguarda la cappella di San Giovanni Nepomuceno, vi sono numerosi resti ancora oggi visibili, circondati da piantagioni di bergamotto.
Tratto da “LA SCUOLA SCOPRE IL TERRITORIO” della Scuola Media Statale Pythagoras –Ravagnese- Reggio Calabria, edito da “FALZEA EDITORE” NEL 2002

Addendum:
Come succede spesso in moltissime città, la storia di Villa Arangea è indissolubilmente legata alla nascita della comunità religiosa del nostro quartiere. Le due anime della comunità, quella contadina e quella cristiana si fondono e si evolvono nei secoli fino ad arrivare ai giorni nostri. Nel 1752, per volere del Re Carlo di Borbone, è stato fondato, nelle vicinanze di Gallina alla periferia sud di Reggio Calabria, lo stabilimento “Real Fonderia” dal quale si estraeva ferro e forse anche argento. Il luogo dove vennero impiantate le fonderie prese il nome di “La Miniera”, che ancora oggi conserva. Allo stesso periodo risale la costruzione di una chiesetta dedicata a San Giovanni Nepomuceno, un martire venerato in Boemia da dove provenivano gli operai che vennero a portare il loro contributo per l’estrazione dei minerali dalla miniera, con lo scopo di amministrare i sacramenti a tutti gli operai dello stabilimento. Dopo l’avvenuta chiusura dello stabilimento a causa dell’esaurimento della vena metallifera, un cappellano continuò a celebrare le messe festive, domenicali e la festa del santo patrono ogni 16 del mese di maggio. Agli inizi del XVIII secolo la contrada che andava da Miniera al ponte di Sant’Agata dipendeva dalla parrocchia di San Sperato e di San Giorgio. Già nel 1822 il parroco di San Sperato, don Giuseppe Taverriti, aveva chiesto all’arcivescovo Alessandro Tommasini, l’istituzione di una parrocchia nelle campagne di Arangea, poiché il torrente Sant’Agata impediva il transito sia ai fanciulli e agli ammalati nonché allo stesso parroco. In questo periodo le condizioni della chiesetta non erano ottimali: il tetto era pericolante tanto da mettere a rischio l’incolumità degli stessi fedeli. Grazie alla dedizione di Giorgio Retez vennero ristrutturati il tetto, il portale e le finestre. Finché visse Giorgio Retez la festa di San Giovanni Nepomuceno continuò ad essere celebrata. Dopo la sua morte, però, il figlio maggiore si appropriò di parte della rendita della chiesa che spettava al cappellano Tripepi. Il cappellano allora si astenne dal celebrare le Sante Messe. Gli eredi di Giorgio Retez continuarono a percepire la rendita annua della chiesetta senza però adempire alla celebrazione della messe festive. Le autorità governative allora, sollecitate insistentemente dalla popolazione del luogo e dal sindaco di Gallina, imposero alla Curia arcivescovile di Reggio Calabria di risolvere la questione. Rispettivamente nel 1872 e nel 1874 il signor Ignazio Lavagna e il Barone Foti acquistano i terreni dove sorgeva la “Real Fonderia” e la chiesetta. Nel 1880 il sindaco di Gallina Calabrò denuncia la precarietà della chiesa minacciando la demolizione dell’edificio per garantire la pubblica sicurezza. Nel 1881 viene riconosciuto al Barone Foti ogni diritto di Ius Patronatus della chiesa come era avvenuto per la famiglia Ratez. Visto l’abbandono della chiesa e della loro vita spirituale gli abitanti chiesero all’arcivescovo l’istituzione di una parrocchia. Il Barone Foti fu disponibile ad aumentare la rendita per il mantenimento del parroco e per le spese del culto. Il Barone offrì inoltre un appezzamento della sua proprietà per l’edificazione della parrocchia che fu intitolata ai Santi Giovanni Nepomuceno e Filippo Neri: era il 1882. Il primo parroco della neonata parrocchia di Villa Arangea fu il sacerdote Vincenzo Moscato. E proprio Vincenzo Moscato, dopo il terribile terremoto del 28 dicembre 1908 che rase al suolo Reggio Calabria e Messina, fu chiamato a costruire una chiesa-baracca provvisoria per poter celebrare il culto in una zona un po’ più a sud, al centro di Arangea, dove nel maggio del 1934 sarà edificata l’attuale chiesa.

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