martedì 7 dicembre 2010

PODARGONI, UN BORGO IN ABBANDONO


















Se  un uomo, uno dei vecchi "pudargunoti", così sono chiamati gli abitanti nel nostro dialetto, morto cento anni fa, avesse la possibilità di tornare in vita, su questa terra, con una miracolosa resurrezione, rimarrebbe di certo profondamente impressionato e sconvolto dal deserto esistente nella sua Podargoni e anche dalla vita dei nostri giorni. Nello stesso tempo avrebbe la possibilità di conoscere la formazione di una nuova e piccola foresta, vedrebbe le liane tra le vecchie case abbandonate, una natura selvaggia invadere quelle aree che un tempo erano abitate e civilizzate, vedrebbe strade tortuose e impraticabili. In questa frazione, delizioso borgo quasi totalmente abbandonato, ci vivono stabilmente tra le 30 e le 40 persone, praticamente nel fondovalle del torrente del Gallico, a circa 500 metri di altitudine, circondata da vette che superano i mille metri di altezza, siamo in zona preaspromontana.
A seguito di una perizia, ahimè,  fatta da un geologo, scatta un allarme non di piccole proporzioni : il costone che si trova a monte della strada non è stabile, rischia di franare da un momento all’altro". E così, che nell'anno 2008 viene chiusa ufficialmente l'unica strada provinciale, cosìcché, l'autobus di linea, unico mezzo pubblico, economico e funzionale è costretto a fare capolinea nella vicina frazione di Schindilifà, non va oltre e i nostri cari paesani, per raggiungere la città, Reggio Calabria, devono percorrere circa 2km a piedi per raggiungere l'aspromontana strada Gallico-Gambarie e prendere la corriera extraurbana che impegna più tempo e maggiori costi. Si diceva che la strada dianzi menzionata è ufficialmente chiusa, ma in effetti ci passano ugualmente tutti i mezzi privati eludendo la segnaletica.
Podargoni è l'esempio tipico di vecchie aree grecaniche in abbandono per incapacità politiche o perché i costi di manutenzione sono considerati esosi per i servizi che si devono a poche poche persone. Tutte queste cose c'impongono riflessioni e mutamenti, perché non ne abbia a soffrire una terra come la Calabria, in cui sono tantissime le grandi occasioni di rilancio e sviluppo che non vengono sfruttate. Se la Calabria è annoverata tra le regioni italiane, come tale, dovrebbe avere gli stessi diritti delle altre, del Trentino o della Lombardia, anche queste hanno piccole frazioni interne e montane, ma funzionali; Podargoni stessa sarebbe da considerare alla stessa stregua di quei piccoli villaggi nordici a parità di abitanti, questo borgo chiede i diritti spettantegli perché i doveri verso lo Stato li espleta comunque, bene e sempre.
Podargoni è un borgo davvero delizioso e, se fosse ben collegato con le zone costiere, potrebbe avere il territorio valorizzato con il ritorno dei suoi emigrati e, in qualche maniera, diventare un ritrovo artistico, turistico e culturale di tutto rispetto, soprattutto per la posizione e la natura che lo circondano, creandosi, anche, un turismo naturalistico, di fascino suggestivo, come dimostrano i vicoletti e le vecchie pittoriche abitazioni. Passeggiando tra queste stradine si odono suoni di campagna, lo scorrere della fiumara del Gallico, il canto degli uccelli passeracei, cardellini, canarini, pettirossi e capinere, si respira il profumo della storia e l'essenza di chi, in questo posto, ha lavorato per la vita dei secoli, si, perché qui il tempo sembra essersi fermato. Sembra un paese fantasma come lo sono Pentidattilo e Rogudi che, ad oggi, rappresentano le occasioni sprecate di sviluppo e valorizzazione di cui si parlava poco fa.
Le 1.500 persone che ci abitavano sino alla metà del secolo scorso, non troppo lontano, non sono più ed i loro figli e figlie non hanno più trovato la forza di vivere in questo, pur splendido, posto senza più i minimi servizi essenziali, scuole, poste, trasporti, sanità, farmacie, elettricità e acquedotto( L'acqua in casa e la luce erano arrivate tra il '50 ed il '60 ).


Eloquenti sono le immagini che scorrono veloci, che vorrebbero abbracciare in pochi istanti, secoli di vita vissuta con i segni tangibili di una popolazione di laboriosi artigiani, agricoltori e pastori, ma anche di intellettuali.
Siamo in un luogo splendido, lungo il ciglio della strada uliveti pronti alla raccolta delle olive, il profumo è intenso, la bellezza del posto non cozza affatto con la natura e le sue spontaneità e le immagini delle vecchie abitazioni sembrano non contrastare con lo splendore dei colori della natura medesima, dei suoi profumi, delle sue tonalità. E piccoli "santuari" improvvisati, tra le vie del borgo, dove la gente vive la propria fede, sono posti a servizio di chi, la sera, al vespro, vuole recitare una preghiera, una richiesta, per i figli lontani emigrati, forse in altro continente, perché Podargoni è stata abbandonata dagli uomini ma non è stata abbandonata da Dio.
Dai colli più alti fanno capolino i vicini paesi, le comunità di Santo Stefano e Sant’Alessio d'Aspromonte, così come il corso della fiumara del Gallico ed un fantastico, tra i tanti e numerosi, mulino ad acqua. Torniamo in città, ci inoltriamo verso Reggio Calabria, verso il mare dello stretto, tra Rhegion e Zancle, ed ancora un panorama grandioso ci riempie di orgoglio, l'essere stati, e forse lo siamo ancora, cittadini dello splendore calabro-greco, quella civiltà descritta sui libri di storia, partita dalla Calcìde per abbracciare le sponde joniche e tirreniche della nostra bella penisola, la Magna Grecia.
La frenesia, il tram tram cittadino, il traffico automobilistico ci esauriscono e ci innervosiscono, pensiamo di fare "macchina indietro", tornare in quell’idilliaco mondo rurale basato su ritmi impressi dalla natura, dove contano ancora le stagioni, dove l’aria è ancora pulita ch'è un piacere respirarla ed, a pieni polmoni, volgiamo lo sguardo al cielo per ringraziare il Buon Dio di ciò che ci ha regalato.
Crediamo che Podargoni vivrà ancora...forse...nei nostri più bei ricordi.













sabato 27 novembre 2010

11 novembre 2010 - Commemorazione di Matteo Paviglianiti

Ieri, 11 novembre 2010,( è passato da circa un'ora e mezza) ricorreva la data
in cui il poeta e filosofo socialista Matteo Paviglianiti, nato l'1
maggio 1874, mio prozio, fratello di mia nonna paterna, moriva...erano
circa le 16,30.L'indimenticato Matteo Paviglianiti ha dedicato 
la sua vita al lavoro di barbiere, alla ...poesia
dialettale ed all'allora emergente politica socialista. Autodidatta, ma
finedicitore e filosofo, cantore in positivo della realtà geografica
reggina, Matteo era un fedele, non ecclesiastico, del buon Dio presente
in ogni suo verso. Le sue pubblicazioni, oggi conservate alla biblioteca
comunale della città, sono "U specchiu da vita" e "Lacrimi". Fu tra gli
otto fondatori del Partito Socialista di Reggio Calabria, ove si
riunivano come cooperativa "Vittorio Veneto" e, successivamente, "La
Vittoria", nella "Piazzetta", oggi "Piazza Italia". Il suo salotto era
quella parte della città che va dal Calopinace sino a Piazza Camagna e
nel suo negozio sito in Via Apromonte n° 10 (la strada che da piazza
Garibaldi porta ai mercati generali). Quì, nei Bar Giorgio( 'u bar du'
pupu chi ddhiccava 'u gelatu), accanto alla casa delle bibite
"Quattrone" ( famosa pi' cazzusi ca' pallina) e Margheriti, entrambi di
fronte alla Villa Comunale Umberto Primo, s'incontravano gli
intellettuali del tempo ed il poeta veniva attorniato da giovani
emergenti quali : Nicola Giunta, Franco Saccà, Domenico Martino,
Giuseppe Morabito, Gaetano Cingari, i professori,cugini, Francesco De
Stefano(barbitta) e Domenico De Stefano (insegnate di lettere e
filosofia), autore, tra l'altro, di un libro del 1949 intitolato "La
poesia di Matteo Paviglianiti". Con Nicola Giunta, ventuno anni più
giovane, era nata un'amicizia seria e burlona, caratterizzata da una
serie di aneddoti, che durò quasi mezzo secolo, sino alla morte del
poeta, occasione ultima per Giunta e Cingari, per tenere entrambi il
discorso di estremo saluto per l'amico e ispiratore, là in Piazza
Castello, dove i Socialisti avevano portato ed accompagnato il feretro
dal ponte Calopinace(abitazione del defunto), percorrendo quella parte
di Corso Garibaldi che era stata il "Salotto di Don Matteo". Quivi tutti
i proprietari degli esercizi pubblici, al suo passaggio chiusero i
negozi in segno di lutto, commentando, in lacrime, la perdita di un
grande amico che usava verseggiare al loro incontro. C'è da dire che il
prete pro tempore, della vecchia chiesa del Sacro Cuore, non volle
benedire la salma ne presenziare ai funerali perchè il defunto era
socialista. I compagni di partito, allora, dirottarono i funerali sino a
Piazza Duomo, come una scena da film di "Don Camillo e l'Onorevole
Peppone". Erano di quelle cose che, facilmente, accadevano nella vita
pratica, ma senza la minima violenza, sta di fatto che Matteo
Paviglianiti fu "purgato" in vita e in morte, nella clandestinità della
Piazzetta e nel suo trapasso. Dopo tanti anni dalla scomparsa, i reggini
lo ricordano ancora per quello che il poeta era : un uomo mite e buono,
solo coi suoi pensieri di gioventù, quando aveva amato Elena Stracuzzi,
gentil donna costretta poi, dalla famiglia, a maritarsi ad un
sottufficile di cavalleria ed a vivere a Pinerolo. Questo tra gli altri
suoi dolori, guerre e terremoto del 1908 che gli fecero perdere parte
dei suoi familiari, lo resero cardiopatico, non sposò e tenne, nella sua
cameretta, una piccola foto della sua donna che non dimenticò mai. Alla
domanda perchè non si fosse più accasato rispondeva che la sua unica
fidanzata era morta di tubercolosi ed aveva inteso renderle onore
rimanendo scapolo e devoto sino alla morte. Nel 1960, Elena, rimasta
vedova, ritorna a Reggio Calabria, lo cerca presso il nipote Domenico
Marrari(mio padre), ma non può far altro che constatare che il suo
Matteo era già passato a miglior vita. Il tempo affievolisce i dolori di
Don Matteo, un uomo di grande energia mentale, dall'aspetto
pirandelliano, prima di morire lasciò un biglietto sul comodino : "
Amore, carità e perdono sono la mia fede", parole che si possono
leggere, ancora oggi, sullo sbiadito marmo della sua tomba nel cimitero
di Condera in Reggio Calabria.

giovedì 25 novembre 2010

L'INVERNO...E' ANCHE NATALE


L’inverno è la stagione romantica per antonomasia, il pensiero sa esaltarla a tal punto che è praticamente impossibile resistere all’idea di trovarsi in una località montana,in una casa fatta di tronchi, con la neve che fiocca, la stufa che funziona alla perfezione, un bicchiere di qualcosa di caldo in mano, un bel libro da leggere ed una lunga notte davanti da trascorrere in piacevole compagnia e tante belle musiche da colonna sonora. Un quadretto senza dubbio romantico e intrigante, quando il cielo è spesso coperto da nuvole grigie e l'aria è frizzante e se, talvolta, soffia la tramontana e passa sibilando tra i rami degli alberi, i lupi cantano alla notte di gelo. In montagna, spesso infuria la tormenta e scrosciano le valanghe. Quando, silenziosa e leggera, scende la neve, stende un candido e soffice manto sui tetti, sulle strade, sulla campagna desolata: 









A volte la nebbia fascia ogni cosa , con i suoi veli opachi e il gelo della notte la trasforma in candidi cristalli di brina. Se il cielo si fa terso, appare il sole. Allora tutto si trasfigura, tra quel biancore abbagliante, sembra di vivere in un paese di fiaba. Ma l'inverno è anche sinonimo di Natale che ora, più che mai, lo senti avvicinare...e vedi le renne...e vedi le slitte scivolare sui cumuli bianchi, tra i pini e gli abeti, interrotti da ruscelli gelati di solido azzurro. Si, lo spettacolo è bello ed il pensiero vaga lontano, vaga a ritroso a ritrovar la fanciullezza e la perduta giovinezza...ma una sola cosa rinsalda il cuore e rende viva la speranza, non le strenne, non i tanti "Babbo Natale", non la corsa al regalo, non il buonismo di un giorno, ma...la certezza di Colui che ha creato i paesaggi e queste immagini che infondono grande desiderio di vita...Dio...l'Onnipotente...l'Onnipresente...e il dono della sua Grazia. 

PER IL VIDEO CLICCA SUL TRIANGOLINO DELL'ICONA IN BASSO

venerdì 19 novembre 2010

L'UOMO, L'ARTISTA, MANIPOLA I PRODOTTI DELLA NATURA, LI SCOLPISCE








Le condizioni generali del nostro pianeta, nel momento in cui ha fatto comparsa l'essere umano, dovevano essere molto particolari, poiché per moltissimo tempo nessun essere ha potuto viverci. Questo significa che la natura, nel suo complesso, ha leggi che possono anche non tener conto delle caratteristiche umane. Tuttavia, se consideriamo questo essere, l'uomo, come il prodotto più evoluto della natura, è difficile pensare che la natura stessa possa avere delle leggi che contrastino in maniera irreparabile con la sopravvivenza dell'umanità. La natura ha subìto un'evoluzione che trova nell'uomo il suo compimento, poiché è chiarissimo come essa sia passata da un primato attribuito alla forza e all'istinto a un primato attribuito all'intelligenza e alla sensibilità. La natura, ancora, ha trovato nell'essere umano il principio della propria razionalità e libertà. Essa ha prodotto una specie la cui libertà, per la prima volta, ha raggiunto i livelli massimi dell'auto consapevolezza e, negativamente, ha potuto volgersi contro le stesse leggi di natura. Tutto ciò fa pensare a una sorta di finalismo. E' come se l'uomo fosse il fine ultimo della natura. Cioè è come se la natura medesima fosse stata posta non tanto per se stessa, pur avendo in sé ogni ragion d'essere, quanto per qualcosa che alla fine l'avrebbe superata. A questo punto vien quasi naturale pensare che non solo la terra sia in funzione dell'uomo, ma anche l'intero universo. Al punto che il fatto stesso che l'universo sia esistito miliardi di anni prima della nascita della creatura umana non sta a significare nulla che possa mettere in discussione il primato assoluto dell'uomo. Quindi questo significa che tutta la natura è stata posta in funzione dell'uomo, pur non avendo essa, per vivere, necessità alcuna di quest'ultimo. E ogni tentativo di farlo  sentire una piccola particella della natura contrasta decisamente col senso acuto della sua diversità, che è basata essenzialmente sulla consapevolezza di sé. La cosa strana è che in natura non esiste alcun altro essere che abbia come l'uomo un grado così elevato di auto consapevolezza. Se tale caratteristica fosse propria della natura, la si sarebbe dovuta constatare anche in altre specie animali. E se tanto mi dà tanto dobbiamo, per forza, meditare sulla logica di un Essere Superiore che ci ha "prodotti", non in una catena di montaggio, ma a Sua Immagine e somiglianza...Dio Padre.


DAL LIBRO DELLA GENESI...creazione dell'essere umano.

Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».  Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.  Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».  Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.  Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Fu sera, poi fu mattina, il sesto giorno....

venerdì 12 novembre 2010

UNA SERATA ALLA PIZZERIA " The Princess "- Cannavò(Reggio Calabria)






Tanti, come in ogni città o villaggio, sono i personaggi che danno folklore ad un ambiente sano e provinciale. In una zona grecanica di Reggio Calabria, una signora del posto, volendo sdradicare il gioco delle carte dal suo locale bar e ricreare un ambiente più giovanile, si trasforma in "Principessa Aurora" , rinnovando l'ambiente , adibendolo ad una pulitissima, ma piccola, pizzeria. Noi l'abbiamo assecondata ed una sera siamo andati sognando una vera serata con nobili di altri tempi.
SERATA DI GALA A CANNAVO'(Kannavò)...una frazione di Reggio Calabria, esattamente in Via Riparo, presso la signora Franca alias la "Principessa Aurora". Il suo locale è alla portata di tutti i "nobili" come si vede dalle immagini... buone pance e buone dentiere. Non è un obbligo l'abito da sera, ma è consigliabile fare degli elogi alla Nobildonna, magari un baciamano. Simpaticissima persona che, in una serata, cambia l'abito più volte e ti convinci di rivivere "Miseria e Nobiltà", di moscio c'è solo la "evve", ma i piatti sono ricchi ed abbondanti e la pizza...tanto buona che più buona non si può. Noi, per raggiungere il locale, abbiam tirato fuori la carrozza coi cavalli e, dopo aver vissuto la sfilata degli ospiti illustri, ci siamo precipitati dentro inchinandoci davanti a cotanta nobiltà, the "Princess" Aurora compresa. Le mie video foto la raccontano tutta.

mercoledì 25 agosto 2010

LA RIFORMA PROTESTANTE





RIFORMA PROTESTANTE
La Riforma protestante è il nome dato al movimento religioso, con rivoluzionari risvolti politici, che ha interessato la Chiesa cattolica nel XVI secolo e che ha portato alla nascita del protestantesimo.
Proprio come molti altri avvenimenti storici, la riforma protestante ha una data di inizio ufficiale, che coincide con la pubblicazione delle 95 tesi da parte di Martin Lutero, affisse, secondo il resoconto di Filippo Melantone, sulla porta della chiesa di Wittenberg, Mercoledì 31 ottobre 1517.
È possibile vedere dei motivi ripresi nella Riforma nei numerosi movimenti rinnovatori che attraversavano l'Europa tardo medievale; movimenti che, in genere, nascevano da piccoli gruppi della classe borghese e che reclamavano una forma di cristianesimo più austero. Prima di Lutero, infatti, riformatori religiosi quali Jan Hus in Boemia, movimenti ereticali a Orléans, Arras, Monforte, la Pataria di Milano e movimenti spirituali quali i Catari, i Valdesi e i Begardi avevano manifestato un modo di professare il cristianesimo diverso da quello praticato dalla chiesa ufficiale.
La riforma protestante era anch'essa nata come movimento dissenziente, ma riuscì ad affermarsi, diffondersi ed imporsi in alcune aree d'Europa perché, diversamente dai movimenti ereticali medievali, ebbe l'appoggio politico ed economico di molti principi, che ne fecero la religione di stato. Il peculiare momento storico in cui Lutero predicò fu fondamentale per la nascita delle chiese protestanti in Europa.
L'origine del movimento è da attribuire al monaco agostiniano Martin Lutero, ma altri protagonisti importanti furono Giovanni Calvino, Ulrico Zwingli, Thomas Müntzer e Filippo Melantone.
La causa più particolare fu la polemica sorta a seguito delle 95 tesi di Lutero pubblicate contro la vendita delle indulgenze in Germania e in altre parti d'Europa. Lutero appese le tesi sulla cattedrale come forma di protesta contro la chiesa. Le cause della Riforma sono molteplici e spesso intrecciate fra loro.
Il luteranesimo prevede un diverso approccio delle Sacre Scritture rispetto alla Chiesa Cattolica, nel senso che le dottrine della Chiesa devono essere verificate dalla Bibbia.
Nel periodo medievale, la morte era continuamente in agguato e per l'uomo del tempo la preoccupazione principale era come salvare la propria anima. Anche Lutero ebbe tale preoccupazione e la superò elaborando sulla sua esperienza la teoria della giustificazione per fede, ossia in pratica l'uomo può salvare la sua anima avendo fede in Gesù Cristo e negando valore salvifico alle opere buone.
Altro punto della Riforma Protestante era la lettura diretta delle Sacre Scritture. Lutero notava che al suo tempo i preti non erano preparati dal punto di vista teologico e molti di essi si limitavano a recitare, non senza imperfezioni, frasi in latino. Al popolo non era permesso leggere la Bibbia, essendo questa letta in latino dal sacerdote e da quest'ultimo spiegata ad essi. Lutero provvide a tradurre la Bibbia dall'ebraico e dal greco al tedesco. Sebbene non fu il primo (esistevano numerose traduzioni cattoliche in tedesco prima di Lutero), la sua versione della Bibbia fu la più importante in lingua tedesca.
In merito all'Eucaristia, che Lutero chiamava "Sacramento dell'Altare" o "Santa Cena", egli negava la transustanziazione, presenza reale di Gesù mediante la trasformazione di pane e vino in corpo e sangue di Cristo, affermando invece la consustanziazione, presenza reale di Gesù insieme al pane e al vino. In merito alla Santa Cena, la cui liturgia era celebrata nella lingua del popolo ma parzialmente anche in latino, non vi è uniformità di vedute da parte degli altri protestanti.
La Riforma negò che ci potessero essere altri intermediari tra l'uomo e Dio al di fuori di Gesù Cristo. Ne consegue il rifiuto dell'invocazione dei Santi, di Maria, e del ruolo intercessore della chiesa. La riforma nega che il cristianesimo possa avere come capo una persona, avendo come unico capo Gesù Cristo. L'organizzazione delle chiese luterane era basata su tre modalità: quella episcopale, quella presbiterio-sinodale, in cui il principe rivestiva il ruolo di episcopo nel suo territorio.
Le dottrine della chiesa devono essere verificate dalle Sacre Scritture: non sono più necessari intermediari per la salvezza, viene quindi ridimensionata la gerarchia ecclesiastica. Restano come sacramenti il battesimo, l'eucarestia, nella quale si riafferma la presenza reale ma si nega (o si riduce ad opinione privata) la transustanziazione, in favore della consustanziazione, viene mantenuta parzialmente anche la confessione. Gli altri sacramenti tradizionali, come il matrimonio o l'ordine sacro non sono aboliti ma considerati riti ecclesiastici.
Quando il cardinal Caetano cercò di ottenere da Lutero una pubblica e completa ritrattazione, poiché egli non si considerava un eretico rifiutò la richiesta del legato invocando la protezione del papa contro i calunniatori e i nemici: fino a quel momento Lutero non aveva mai auspicato una frattura del mondo cristiano, tutti gli scritti di quel periodo dimostrano un chiaro intento di riformare dall'interno la dottrina della Chiesa, che ai suoi occhi aveva smarrito la missione assegnatale da Cristo. Verso la fine del 1518 fu inviato a Wittenberg il giovane sassone Karl von Miltitz, parente del principe Federico, con l'incarico di convincere Lutero a rinunciare alla polemica pubblica; in cambio il papato avrebbe garantito il silenzio degli avversari di Lutero in Germania. Il monaco riformatore accettò e promise di pubblicare uno scritto per invitare tutti a rimanere obbedienti e sottomessi alla Chiesa cattolica; questo testo fu intitolato Istruzione su alcune dottrine (1519). La tregua formale non durò che qualche mese giacché le università cattoliche della Germania continuarono ad attaccare l'opera di Lutero e dei suoi seguaci, i quali replicavano per iscritto o partecipando a dispute teologiche in luoghi prestabiliti.

LISTA DELLE ERESIE E DELLE INVENZIONI UMANE ADOTTATE E PERPETUATE DALLA CHIESA CATTOLICA ROMANA NEL CORSO DI 1600 ANNI
"E conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Gesù, secondo le parole di Giovanni 8:32)
Per essere verace, una dottrina deve essere conforme alla Parola di Dio. « Alla legge! alla testimonianza! Se il popolo non parla , così, non vi sarà per lui alcuna aurora! » (Isaia 8:20).
Nella Riforma del secolo XVI, queste eresie furono ripudiate perché non d'accordo con l'insegnamento di Gesù e degli Apostoli quale si trova nel Nuovo Testamento.
1. Tra tutte le invenzioni umane praticate . dalla Chiesa Romana e contrarie al Vangelo, le più antiche sono la preghiera per i morti e il segno della Croce. Ambedue furono inventate verso l'anno. ...310 Furono ufficialmente adottate intorno al 500 dopo Cristo.
2. La venerazione di santi morti e di angeli, verso l' anno. 375
3. La celebrazione quotidiana della Messa entrò in uso nel. 394
4. Il Culto di Maria, madre di Gesù, e l'uso dell'espressione. Madre di Dio »a lei applicato, ebbe origine nel Concilio di Efeso del. 431
5. Il monachismo fu introdotto in occidente da Benedetto da Norcia che costruì il primo monastero a Monte Cassino nel. 528
Gesù ordinò ai Suoi discepoli di predicare a tutti i popoli della terra, non di segregarsi in conventi o monasteri (Matteo 10:5-8; 28: 19-20; Marco 16:15-20).
6. La dottrina del Purgatorio fu istituita da Gregorio Magno verso l'anno. ..593
7. La lingua latina come lingua di culto nella Chiesa fu imposta da Papa Gregorio I nell' anno 600 dopo Cristo. ..600 La Parola di Dio invece insegna che si de- ve pregare e predicare nella lingua conosciuta dal popolo (leggi: 1. Corinzi 14:19).
8. Secondo il Vangelo le preghiere devono essere dirette solo a Dio. Nella chiesa primitiva non ci furono mai preghiere rivolte a Maria o ai Santi. Tale pratica ebbe origine 600 anni dopo Cristo. 600 (Leggi: Matteo 11:28; Luca 1:46; Atti 10:25- 26; 14:14-18).
9. Il Papato è di origine pagana. Il titolo di Papa, ossia vescovo universale, venne per la prima volta dato dall'empio imperatore Foca al vescovo di Roma nell'anno 610
Ciò egli fece per far dispetto al vescovo Ciriaco di Costantinopoli che lo aveva scomunicato per aver egli fatto assassinare il suo predecessore, l'imperatore Maurizio. L'allora vescovo di Roma, Gregorio I. ricusò il titolo. e fu il suo successore. Bonifazio III il primo ad avvalersi del titolo di Papa. Gesù non lasciò nessun capo fra gli apostoli. essendo Egli sempre il capo immortale della . Chiesa. (Leggi: Luca 22:24-26; Efesini 1:22- 23; Colossesi 1:18; 1. Corinzi 3:11).
10. Il bacio del piede del Papa cominciò nell'anno. 709 Gli imperatori pagani si facevano baciare il piede. Il Vangelo condanna simili pratiche.
(Leggi: Atti 10:25-26; Apocalisse 19:10; 22:9).
11. Il potere temporale papale cominciò nell'anno. 750
Quando Pipino. l'usurpatore del trono di Francia, discese in Italia chiamato da Papa Stefano II per far guerra ai Longobardi, li sconfisse e dette la città e i dintorni di Roma al Papa. Gesù assolutamente proibì ciò, ed Egli stesso rifiutò di essere fatto re. (Leggi: Matteo 4:8-9; 20:25-26 e Giovanni 18:36).
12. L'adorazione della croce, delle immagini e delle reliquie fu adottata ufficialmente nel 788 Ciò fu per ordine dell'imperatrice Irene di Costantinopoli, che prima fece cavare gli occhi al proprio figlio Costantino VI, e poi convocò un concilio della Chiesa per richiesta di Adriano 1, vescovo di Roma in quel tempo. Nella Bibbia tale pratica è chiamata idolatria ed è severamente condannata. (Leggi: Esodo 20: 4-6; Deuteronomio 27:15; Salmo 115; Germania 10:1-5).
13. L'uso dell' Acqua Santa cui si aggiungeva un pizzico di sale e che veniva poi benedetta dal prete, venne autorizzato nell'anno 850
14 La venerazione di San Giuseppe ebbe inizio nell'anno. 890
15. L'uso delle campane nelle chiese venne istituito da papa Giovanni XIV nella chiesa di San Giovanni in Laterano nel- l'anno 965
16. La canonizzazione dei santi avvenne per la prima volta ad opera di papa Giovanni XV nell'anno. 995 La Bibbia chiama santi tutti i credenti e veri seguaci di Cristo (Leggi: Romani 1: 7; l' Corinzi 1:2; ecc.).
17. Il digiuno in giorno di venerdì e durante la Quaresima venne imposto ufficialmente nell'anno. 998 " Sembra da papi interessati nel commercio del pesce. Per mangiare carne occorre la dispensa. Alcune autorità affermano che ciò iniziò verso l'anno 700. Si tratta di cosa contraria al chiaro insegnamento delle Scritture (Leggi: Matteo 15:10; I' Corinzi 10:25; l' Timoteo 4:3).
18. La messa come sacrificio fu sviluppata gradualmente e la frequenza ad essa resa obbligatoria nell'undicesimo secolo. XI sec. Il Vangelo insegna che il sacrificio di Cristo fu offerto una sola volta per tutti, e non dev' essere ripetuto, ma solo commemorato nella Santa Cena. (Leggi: Ebrei 1:27; 9:26-28; 10:10-14).
19. Il celibato dei preti fu decretato da papa Gregorio VII nell'anno. ...1079 Il Vangelo invece insegna che i ministri di Dio possono avere moglie e figli. San Pietro era ammogliato, San Paolo prescrisse che i vescovi devono avere famiglia. (Leggi: la Timoteo 3:2, 5, 12; Matteo 8: 14-15).
20. La corona del Rosario fu introdotta da Pietro l'eremita nell'anno. ...1090 Questa fu copiata dai Maomettani. Il contare le preghiere è pratica pagana ed è severamente condannata da Cristo. (Leggi: Matteo 6:5-13).
21. La Inquisizione per gli eretici fu istituita dal Concilio di Verona nell' anno 1184 Gesù condanna la violenza e non forza nessuno ad accettare la sua religione.
22. Le Indulgenze (con le quali si rimetteva la punizione per i peccati) vennero concesse per la prima volta nell'anno 850 da papa Leone IV a coloro che salivano la « Scala Santa sulle loro ginocchia. La vendita di esse iniziò nell'anno 1190 e continuò fino all'epoca della Riforma. 850 e 1190 San Pietro rifiutò danaro da Simon Mago che credeva di poter acquistare il dono di Dio con l'oro (Atti 8:20). La religione cristiana secondo l'insegnamento dell'Evangelo è contro un simile traffico e fu appunto la protesta contro tale traffico che provocò la Riforma Protestante del XVI secolo.
23. Il dogma della Transustanziazione fu decretato da Papa Innocenzo nell'anno 1215 Con questa dottrina il prete pretende di creare Gesù Cristo ogni giorno e poi man- giarLo in presenza del popolo durante la Messa. Il Vangelo condanna simile assurdità. Nella Santa Cena v'è solo la presenza spirituale di Cristo. (Leggi: Luca 22:19-20; Gio vanni 6:63; la Corinzi 11:26).
24. La confessione auricolare o confessione dei peccati fatta all'orecchio del prete, fu istituita da Papa Innocenzo nel Concilio Laterano nel. 1215 n Vangelo ci comanda di confessare i peccati direttamente a Dio e a coloro che abbiamo offeso. Giuda si confessò ai preti e poi si strangolò: S. Matteo 27:3-5. (Leggi: Salmo 51:1-12; Luca 7:48-50; 15:21; la Giovanni 1:8-9).
25. L'adorazione dell'ostia fu sancita da Papa Onorio III nell'anno. 1220 Così la Chiesa Romana adora un Dio fatto dalle mani di uomini. Tale pratica è il colmo dell'idolatria ed è assolutamente contraria allo spirito del Vangelo. (Leggi: Giovanni 4:23-24).
26. La Bibbia proibita al popolo e messa all'indice dei libri proibiti, dal Concilio di Tolosa, nell'anno. 1229 Gesù dice che la Scrittura deve essere letta da tutti. (Leggi: Giovanni 5:39; 2. Timoteo 3:15-17).
27. Lo scapolare fu inventato da Simone Stock, monaco carmelitano inglese, nell'anno .., 1287
28. Il battesimo per aspersione fu reso legale dal Concilio di Ravenna nell'anno 1311
Il battesimo secondo il Nuovo Testamento c è per immersione in acqua, da amministrarsi ai soli credenti (Matteo 3:6, 7, 16; 28:18-20; t, Marco 16:16; Atti 8:36-39; 9:18 ed altri passi).
29. La Chiesa Romana proibì il calice ai fedeli nella comunione, al Concilio di Costanza, nell'anno. 1414 n Vangelo ci comanda di celebrare la comunione col pane e col vino. (Leggi: Matteo 26:27; la Corinzi 11:25-27).
30. La dottrina del Purgatorio fu considerata come dogma nel Concilio di Firenze, nell'anno. 1439 Nel Vangelo non v'è neanche una parola che accenni al purgatorio dei preti. Il sangue di Gesù Cristo è l'unica purificazione dei nostri peccati. (Leggi: la Giovanni 1:7-9; 2:1-2; Giovanni 5:24; Romani 8:1).
31. I Sette Sacramenti vennero per la prima volta così elencati da Pietro Lombardo nell'anno 1160 dopo Cristo ma la dottrina dei Sette Sacramenti divenne ufficiale col Concilio di Firenze, nell'anno 1439 L 'Evangelo dice che Cristo istituì due soli sacramenti, il Battesimo e la Santa Cena (Leggi: Matteo 28:19-20; 26:26-28).
32. L' Ave Maria, preghiera indirizzata a Maria, venne ordinata tale nella sua prima parte, che è tolta dalla Bibbia, da ; Oddo, vescovo di Parigi nel 1196 A. D. e la sua seconda parte come preghiera , della chiesa » venne completata da papa Pio V nell'anno. 1568 La Bibbia ci esorta in molti passi a pregare Iddio soltanto. Il pregare altri è considerato idolatria. Maria non disse mai di indirizzare a lei le nostre preghiere.
33. Il Concilio di Trento dichiarò che la Tradizione deve essere ritenuta di eguale autorità che la Bibbia, nell'anno. .1545 Per tradizione s'intendono insegnamenti umani. I farisei credevano lo stesso e Gesù li rimproverò acerbamente, poiché con la tra. dizione degli uomini si annulla la Parola di Dio. (Leggi: Marco 7:7-13; Colossesi 2:8; Apocalisse 22: 18).
34. I libri Apocrifi furono aggiunti alla Bibbia pure al Concilio di Trento. Tali libri non sono riconosciuti canonici dai Giudei.Anno 1546 : (Leggi: Apocalisse 22:18-19). :
35. Il Credo Cattolico di Pio IV fu imposto nel 1560 I veri cristiani si attengono solo al Vangelo e al Credo degli .Apostoli, che è di 1500 anni più antico del Credo dei cattolici.
36. La devozione al. Sacro Cuore. fu adottata ufficialmente nel. 1765 37. L'immacolata concezione di Maria fu proclamata dogma da Papa Pio IX nell'anno 1854 Il Vangelo invece dice che tutti gli uomini, eccetto Cristo, sono peccatori, e Maria stessa ebbe bisogno del Salvatore. (Leggi: Luca 1:30, 46-47; Romani 3:23, 5:12; Salmo 51:5).
38. Nell'anno 1870 dopo Cristo, Papa Pio IX stabilì il dogma della Infallibilità Papale, .., ., , .1870 Questo è il .colmo della bestemmia e il se- gno dell'apostasia e dell'anticristo predetto da S. Paolo. (Leggi 2. Tess. 2:2-12; Apocalisse 13:5-8, 18)..'
La Bibbia dice che non v'è nessun uomo giusto sulla terra che non pecchi.
(Romani 3:4-23; 2. Tess. 2:3-4; Apoc. 17:3-9; 13:18), -Molti vedono il Numero 666 nelle lettere romane VICARIVS FILII DEI ».
-V-5, 1-1, C-l00, 1-1, V-5, 1-1, L-50, 1-1, 1-1, D-500, 1-1, Totale 666.
39. Pio X nel 1907 condannò assieme al « Modernismo » tutte le scoperte della scienza che non piacciono al papa. .1907 (Lo stesso aveva fatto Pio IX nel Sillabo del 1864).
40. Nel 1930 Pio XI condannò le scuole pubbliche 1930
41. Nel 1931 lo stesso Pio XI ha confermato la dottrina che Maria è. Madre di Dio D. 1931 Dottrina che fu per la prima volta inventata dal Concilio di Efeso nel 431. Questa è una eresia contraria alle stesse parole di Maria. (Leggi: Luca 1:46-49).
42. Nell'anno 1950, l' Assunzione della Vergine Maria fu proclamato da Papa Pio XII Anno 1950
43. Pio XII proclama Maria. Regina del mondo. nell'anno. 1950
44. Paolo VI proclama Maria. Madre del- la Chiesa D nell'anno. 1964
CONCLUSIONE. -Quale sarà la prossima invenzione? La Chiesa Romana dice " che non cambia mai, eppure non ha fatto " altro che inventare nuove dottrine contrarie alla Bibbia, e praticare riti e cerimonie prese dal paganesimo. Nota. Il Cardinale Newman nella sua opera « Lo sviluppo della dottrina cristiana » confessa che: «I templi, l'incenso, le lampade, le candele, le offerte votive, l'acqua santa, giorni e stagioni di speciali devozioni, processioni, benedizioni di campi, vestimenta sacerdotali, la tonsura, le immagini... son tutte cose di origine pagana ».
La suddetta lista cronologica delle invenzioni umane distrugge il vanto dei preti che la loro religione sia quella insegnata da Cristo e che i Papi siano stati i custodi fedeli della medesima. La vera religione di Cristo, invece, non si trova nel Romanesimo, ma nel Vangelo.


martedì 29 giugno 2010

IL VOTO DI CASTITA' VIENE DA DIO ?



AMORE VUOL DIRE CASTITA' ?


L'amore è un fumo che nasce dalla nebbia dei sospiri. Purificato, è un fuoco, che guizza negli occhi degli amanti. Agitato, è un mare che si nutre delle loro lacrime...ma che altro può essere? Pazzia discreta, soffocante amarezza e dolcezza che, alla fine, ti salva. L'amore è una nebbia format...a con vapore di sospiri: se la nebbia si dissipa, l'amore è un fuoco che sfavilla negli occhi degli amanti. Se vien tagliato, l'amore si risolve in un mare alimentato dalle lacrime degli amanti. Ma per chi pratica la castità non è così, infatti questo "voto" li rende diversi dagli uomini che sono liberi di vivere ed amare un amore sessuale che appaga oltre ogni limite e rende devote e mature le coppie. La castità, invece, perpetua la giovinezza e nei volti stanchi e scavati di alcuni preti ho visto occhi di adolescente. E' proprio questo essere adolescenti che porta verso quell'amore pedofilo, l'amore che gli occhi di un immaturo riversano su bambini e bambine come fossero dei coetanei .
MA LEGGETE QUANTO DISPONE LA CHIESA CATTOLICA CON IL SUPERDOGMA DEL CELIBATO : DELLE VERE....CAZZATE .
" Come sicuramente sai, i sacerdoti, per la grazia del sacramento dell' Ordine sono simili a Cristo. Il sacerdote è un nuovo Cristo e ha ricevuto potere particolare da Nostro Signore di sorvegliare, nutrire, dirigere e guidare la Sua Chiesa. Cristo stesso fu, durante la sua intera vita, celibe. Non si sposò mai. I sacerdoti di rito Latino seguono questo esempio dell'amore perfetto di Cristo, che diede se stesso totalmente ed esclusivamente al servizio di Dio Padre e per la nostra redenzione. La vita di Cristo fu un dono totale alla gloria di Dio Padre ed alla redenzione di noi uomini e donne. Il sacerdote di rito Latino è chiamato da Cristo a seguirne gli stessi passi, e vivere la totalità del dono della sua persona al Padre in modo d'aiutare molti uomini e donne a raggiungere il paradiso.( E NON FINISCE QUì )
La Chiesa considera il celibato come un dono, e questo è il modo nel quale la vasta maggioranza dei sacerdoti ha sempre considerato e sempre considererà il celibato : un dono del cielo. Nostro Signore dice che alcuni dei sui seguaci sarebbero chiamati a delle vite di perfette castità. Questo, dice, è solo per coloro che sono chiamati. Vi sono infatti degli eunuchi che sono sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi tali dagli uomini, e vi sono altri che hanno rinunziato al matrimonio per il Regno del Cieli. Chi può capire, capisca ".
Quanta inverità e quanto accentramento di potere nelle mani di una chiesa che rasenta il paganesimo.
QUI VERAMENTE, PER QUESTI POVERETTI, L'AMORE E' UN FUMO CHE NASCE DALLA NEBBIA DEI SOSPIRI. E DA QUESTO SOSPIRARE, LA PERVERSIONE INCREMENTA LA PEDOFILIA E QUEST'ULTIMA AUMENTA L'ATTUALE MALESSERE SOCIALE VERSO L'ABOMINEVOLE CASTA DI PRETI E PORPORATI.

giovedì 10 giugno 2010

SCILLA AMORE MIO !

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« Arrivai in città ammirando la sua strana posizione. Costruita su una altura discende come un lungo nastro sul versante orientale della montagna, poi girandosi a guisa di S viene a distendersi lungo il mare........... »
                                                                                                             (Alexandre Dumas, scrittore )
  • Pausania (grammatico di Cesarea), racconta che Scilla fu figlia di Niso, re di Megara. La principessa aiutò il re Minosse contro il proprio stesso padre permettendogli di conquistare delle terre che erano sotto il suo dominio. Il vincitore poi, non solo rifiutò di sposarla, ma l'abbandonò alle onde del mare, che ne portarono il corpo, di greca mirabile fattura, ai piedi del promontorio a cui fu dato il nome della vaga infelice fanciulla: " esso si trova a 12 miglia da Messina, lungo la Costa Bruzia. "
  • Secondo Palifato, Polibio e Strabone il primo nucleo abitato di Scilla risalirebbe ai tempi della guerra di Troia. In questa remota epoca si è soliti riconoscere nella penisola italica ondate di migrazioni di popolazioni ibero-liguri provenienti dal mare e dirette verso sud. Si ritiene dunque che tali popolazioni potrebbero aver fondato qualche villaggio lungo i terrazzamenti più bassi del crinale aspromontano sud-occidentale, degradante verso lo Stretto. Trattandosi di popoli di pescatori, presumibilmente elessero come area d’insediamento il sito adiacente la rupe centrale di Scilla, dove la presenza dei numerosissimi scogli agevolava la pratica della pesca, consentendo al tempo stesso la costruzione delle rudimentali capanne : il quartiere di pescatori di Chianalea con il Castello Ruffo. Tale ipotesi è in parte avvalorata dallo stesso Omero allorquando, nel descrivere Crataia come madre di Scilla, lascia intendere l’esistenza di uno stretto legame tra questa e la nascita del mito del Monstruum Scylaeum, da intendersi sorto ancora alla prima frequentazione umana del tratto di mare antistante l’odierna cittadina. Dal momento che Crataia è da più parti identificata con il vicino torrente Favazzina, ancora ai tempi del Barrio chiamato fiume dei pesci , se ne potrebbe dedurre che gruppi di popoli dediti alla pesca, giunti via mare lungo la bassa costa tirrenica, inizialmente siano approdati alla foce di questo fiume, dove era agevole praticare l’attività, e successivamente si siano spostati più a sud, trasferendo la propria residenza presso la costa scillese, più ricca di pesci.In mancanza di precedenti testimonianze attendibili circa le epoche più remote, si è propensi a far risalire la prima fortificazione di Scilla agli inizi del V secolo a.C., allorquando durante la tirannide di Anassilao la città di Reggio raggiunse una notevole importanza, che le permise di ostacolare per oltre due secoli l'ascesa di potenze rivali. Strabone racconta che nel 493 a.C. il tiranno di Reggio, Anassila il giovane, per porre fine alle reiterate razzie perpetrate dai pirati tirreni a danno dei commerci aperti dalla città con le colonie tirreniche, avesse mosso contro di loro con un forte esercito, sconfiggendo e scacciando i pirati da queste terre. Per i Tirreni gli innumerevoli scogli e l’alta rocca caratterizzanti la costa scillese costituivano un rifugio naturale ideale, luogo inaccessibile da cui dirigere redditizie scorrerie lungo le coste, nascondiglio sicuro per il bottino e baluardo di difesa contro eventuali controffensive nemiche. Presumibilmente sorsero quindi contrasti e lotte tra i primi marinai e pescatori che avevano occupato la zona e i pirati Tirreni, alla cui bellicosità forse si deve attribuire la causa dell’arretramento dal mare dei pescatori, ostacolati dai pirati nella pratica su cui basavano il proprio sostentamento. Ciò spiegherebbe il trasferimento di residenza verso la zona alta di Scilla, l'attuale quartiere di San Giorgio, attuato da queste genti marinare, che si trasformano in agricoltori e cacciatori e mantengono poi attive le nuove pratiche fino all’età moderna.
  •     Espertissimi nella navigazione, i Tirreni avevano dominato a lungo da incontrastati padroni le rotte del Mediterraneo, esercitando il proprio predominio soprattutto nello Stretto, grazie al presidio posto sulla rupe scillese, all'imboccatura del canale, presumibilmente fortificato. Più tardi però questi vennero sconfitti dai reggini, vittoria questa che segna un momento significativo nella storia di Scilla, considerata da Anassila un importante avamposto di controllo sulle rotte marittime. Mentre si assicura il dominio sul territorio circostante inglobando una nuova sezione del Chersoneso reggino, al tempo stesso Anassila ha cura di realizzare una "stazione delle navi" a Punta Pacì, ordinando la costruzione di un porto dotato di un agguerrito presidio militare. L’opera di fortificazione dell’alto scoglio fu portata a termine dai successivi tiranni reggini, spesso impegnati in scontri con i pirati che combattono avvalendosi del porto fortificato appositamente costruito a Monacena, verso Punta Pacì, in un luogo inaccessibile dal lato opposto allo scoglio. Baluardo della sicurezza dei reggini, la fortificazione di Scilla dotata di approdo è di fondamentale importanza agli effetti del felice esito della guerra contro la pirateria, consentendo ai tiranni di Reggio di opporre per lungo tempo una valida resistenza contro gli attacchi di nuovi nemici e contro i continui tentativi di rivalsa dei Tirreni sconfitti.
  • Agli inizi del III secolo a.C., dopo la presa di Reggio ad opera del tiranno di Siracusa Dionisio I, che nel 386 a.C. aveva distrutto la flotta navale della città di stanza a Lipari e nel porto di Scilla, I pirati tirreni tornarono ad essere audaci e si reinsediarono sul promontorio scillese, dove ripresero a dedicarsi alla pirateria avvalendosi del preesistente porto fortificato fino a quando, nel 344 a.C., il prode Timoleonte di Corinto riuscì a sconfiggerli definitivamente.
  • Per quanto riguarda la successiva storia della fortificazione dell'imponente scoglio di Scilla, si ha testimonianza di come essa coincida con la storia delle vicende che hanno caratterizzato il reggino all’indomani della tirannide siracusana.
  • In tarda età magnogreca lo scoglio scillese è una fortezza, conosciuta come Oppidum Scyllaeum, successivamente potenziata nelle sue strutture militari durante l'età romana, allorquando porto ed oppidum costituiscono un funzionale ed efficiente sistema di difesa per i nuovi dominatori del Mediterraneo.

  • SCILLA IN EPOCA ROMANA

  • Alla fine del II secolo a.C., durante le guerre condotte dai Romani contro i Tarantini sostenuti da Pirro, e in particolare durante la prima e la seconda guerra punica, i Cartaginesi che avevano stretto alleanza con i Bretti e circolavano liberamente lungo le coste reggine, furono fermati nella loro ascesa proprio grazie alla strenua resistenza opposta loro dalla fortificata città di Scilla, alleata di Roma. L’importanza della Scilla latina cominciò a decadere all’indomani della conquista romana delle terre siciliane quando, dopo Reggio e Siracusa, Messina assurse al ruolo di nuovo caposaldo per il controllo dello Stretto. Pur tuttavia Scilla, posta all’imbocco settentrionale del canale, continuò a costituire un’importante tappa d’approdo lungo la costa tirrenica continentale, tant’è che nel 73 a.C., durante la guerra condotta dai romani contro gli schiavi, la cittadina sembra essere stata prescelta da Spartaco, a capo dei ribelli, per accamparsi in attesa di poter attraversare lo Stretto. La fuga in Sicilia, progettata dagli schiavi ribelli con il ricorso a zattere costruite col legno di castagno estratto dai boschi scillesi, non ebbe tuttavia alcun esito a causa della presenza lungo lo Stretto delle minacciose navi pompeiane.
  • Successivamente il tratto di mare antistante la cittadina fu teatro degli avvenimenti che segnarono l’ultimo scontro tra Pompeo e l'annata dei Triunviri, conclusosi nel 42 a.C. con la disfatta del primo. In quel frangente il porto di Scilla offrì opportuno rifugio alle navi di Ottaviano pressate dalla flotta di Pompeo, allorquando il futuro Augusto, nel tentativo di rimandare lo scontro finale ad un momento a lui più propizio, colse l’importanza strategica di Scilla e, una volta liberatosi definitivamente dei rivali, decretò l’ulteriore fortificazione del suo porto.

  • SCILLA NELL'ERA CRISTIANA

  • Dopo Ottaviano non sembra che la fortificazione scillese abbia conosciuto nuovi rimaneggiamenti, sebbene la cittadina continui a detenere l’importante ruolo di centro marittimo locale, come testimonia Sofronio Eusebio Girolamo ( per i cattolici San Gerolamo ) quando, approdato nel 385 a Scilla durante il suo viaggio verso Gerusalemme, ci ha lasciato testimonianza nel III libro delle sue opere, circa la grande esperienza dei marinai scillesi, capaci di fornirgli consigli assai utili per il buon proseguimento della navigazione.
  • Lo stato di abbandono in cui sembra trovarsi la fortezza di Scilla in tarda età romana, presumibilmente, dipende dal localizzarsi la stessa al di fuori degli itinerari terrestri percorsi dai barbari, durante le loro invasioni nel sud della penisola.
  • Costoro, infatti, nel loro "calare" a sud, utilizzano i tracciati viari romani rimasti agibili in quell’epoca di decadenza. Scilla, che non era allacciata alla via Popilia, unica strada consolare esistente lungo la costa tirrenica, rimane dunque estranea ai fatti essenziali del tempo. Difatti la Via Consolare Popilia, nel tratto più meridionale del suo percorso non bordeggiava la costa, bensì risaliva verso l’interno passando per Solano e, superate le Grotte di Tremusa, raggiungeva la statio ai Piani della Melia, dirigendosi poi verso Cannitello, «ad Fretum», senza ripiegare verso Scilla.


  • SCILLA NEL NOSTRO TEMPO

  • IL terremoto del 1783 rappresenta uno spartiacque importante nella storia di Scilla per la particolarità con la quale si abbatté sulla cittadina e anche perché rappresentò la fine di uno sviluppo economico che Scilla ebbe lungo tutto il settecento. Ritrovamenti archeologici delle tracce dei resti dell’antico porto, oggi scomparse a causa delle violente tempeste e delle fortissime correnti marine, furono rinvenute ancora nel XVIII secolo a seguito delle ricerche in tal senso effettuate dallo studioso locale Rocco Bovì.


  • LO STEMMA DI SCILLA

  • Esso quindi raffigura una sirena coronata con due code tenute insieme con le mani, e reca la dicitura latina "Scillæ Civitas" (la città di Scilla). Lo stemma non è racchiuso nel tradizionale scudo sannitico prescritto normalmente per gli stemmi dei comuni italiani.

  • URBANISTICA DI SCILLA : I QUARTIERI
  • SAN GIORGIO : nel centro vero e proprio denominato "San Giorgio" hanno sede il palazzo comunale e la chiesa di San Rocco, patrono di Scilla.
  • JERACARI : è l'espansione più recente del centro abitato, si è formata circa trent'anni fa ed è costituita prevalentemente da cooperative, inoltre vi si trova il Campo sportivo comunale. IL quartiere è separato dal centro storico da una piccola zona disabitata e dal cimitero. Zona un tempo ricca di vigneti, in tempi recenti vi sono stati costruiti molti condomini.
  • MARINA GRANDE : è la zona della spiaggia, delimitata, a sud e a nord, da due imponenti costoni di roccia e separata dal centro da una scogliera a strapiombo. Un'altra attrattiva di Marina Grande è la chiesa cinquecentesca dello Spirito Santo, dove si trova il dipinto di Francesco Celebrano - La discesa dello Spirito Santo (1799).
  • CHIANALEA : ('a Chjanalèa) ossia Piana delle Galee, nome di un'antica imbarcazione ovvero sinonimo arcaico di pescespada. Anch'essa zona costiera situata sul versante settentrionale della scogliera che ospita il castello che la divide da Marina Grande. Chianalea offre solo pochi metri di spiaggia essendo quasi tutta la sua costa costituita da scogli e rocce che rendono pericoloso e difficile entrare in acqua. Tutta Chianalea è percorsa da un'unica strada che la connette da un lato con il porto e dall'altro con la SS18. Elemento piacevole della zona è il grande numero di case costruite quasi tutte a ridosso del mare, che le sono valse il soprannome di "piccola Venezia del Sud" . Si colloca infine a metà tra Marina Grande e Chianalea il già menzionato porto che ospita barche da pesca e, durante il periodo estivo, piccole e medie imbarcazioni da diporto.

  • LE FRAZIONI
  • Sono inoltre frazioni del comune di Scilla, separate dai quattro quartieri del capoluogo:
  • FAVAZZINA , situata sulla costa tirrenica, a pochissimi chilometri a nord del capoluogo comunale, è una piccola e accogliente stazione balneare.
  • MELIA , in cui sono fiorenti l'agricoltura e l'allevamento, è situata a circa 800 m d'altezza, in una posizione ideale per la vicinanza al mare di Scilla (circa 15 minuti in auto), ed agli stabilimenti montani di Gambarie.
  • SOLANO SUPERIORE , situata alle pendici dell'Aspromonte, è molto apprezzata per la mitezza del clima durante il periodo estivo. È contigua a Solano Inferiore, frazione del comune di Bagnara Calabra. Apprezzata per la coltivazione delle patate e per l'allevamento dei maiali e delle capre.
PER IL VIDEO CLICCARE SUL TRIANGOLINO DELL'ICONA IN BASSO