mercoledì 21 febbraio 2024

ACCADEMIA DEL TEMPO LIBERO DI REGGIO CALABRIA - 10 FEBBRAIO 2024 IL GRUPPO TEATRALE "TALIA" HA PRESENTATO L'ATTO UNICO DI ARTURO CAFARELLI "LA PURGA"

 “LA PURGA” 

Tanto gentile e tanta onesta pare 

Cata quald’ella Cecé saluta, 

mentre un birbante di compare

si mette in mezzo a sua insaputa…

  • Fossimo vicini al “Dolce stil novo” ci saremmo imbattuti nel bel sonetto di Dante Alighieri contenuto nel XXVI capitolo della Vita Nova, uno dei più chiari esempi dell’amore soave e gentile, certamente platonico e di grande stile letterario. Ma siamo invece, nientepopodimeno che…all’auditorium “Umberto Zanotti Bianco” di Reggio Calabria, presso la sede dell’Accademia Del Tempo Libero, uno dei migliori, se non il migliore, sodalizi della nostra città che si occupa di arte, cultura, musica, animazione, teatro, ecc. Proprio in questa parte culturale-teatrale inizia il racconto della su citata Cata e delle sue vicissitudini. Si, signori, siamo a teatro col gruppo “Tàlia” fondato da Pasquale Borruto nell’ambito del nostro sodalizio ODV (organizzazione di volontariato) di cui facciamo parte oltre trecento associati. Bene, tra questa brava gente, un gruppo ben tornito e scelto, guidati da Pasquale con l’ausilio di Mariella Mannino (vice regista), hanno messo in scena la farsa di un atto scritta da Arturo Cafarelli, poeta, scrittore, drammaturgo e anche, in questo caso, attore reggino. I primi approcci con gli attori, la distribuzione dei copioni, le prime letture insieme, le prime prove, mesi di sacrificio e voila, la commedia è venuta fuori. Quante paure, quanti timori, quanta ansia, sino all’ultima prova del mattino di sabato 10 febbraio 2024 che a definirla è stata un pianto. Errori su errori, omissioni di battute, righe dimenticate, ma il conforto dell’autore, Arturo, che, con qualche pacca sulle spalle, rimediava dicendo di non disperarsi, accade sempre così prima di salire sul palco davanti a un numerosissimo pubblico. Fu così che il pomeriggio si spensero le luci, partì la musica, si riaprirono i fari ed ecco apparire i primi attori sulle tavole della scena nell’auditorium. Sembrava che quella mattina non fosse per niente esistita, tutto incrociava con tutto, battute perfette anche con qualche estemporaneità e le prime risate della platea, soci, amici e ospiti. Il racconto è bello e calza alla perfezione con gli attori che si danno da fare per interpretare il meglio possibile i personaggi loro affidati. Da una partita a briscola, poi finita, come al solito succede, a litigio per errori o per furbizie varie, viene l’approccio del compare (Nino Foti) che cerca di persuadere il capo famiglia (Pasquale Borruto) a dare in sposa la sua figliuola Cata (Maria Ielo), ormai cresciuta e ben messa, al suo pupillo benestante Micu (Leonardo Carbone), ma fortemente handicappato per una forte balbuzie che lo opprime e non ha il coraggio di agire di persona per chiedere la mano di quella signorina. L’intreccio è geniale, e geniali sono le fasi delle alterne vicende che tengono il pubblico col fiato sospeso tra una risata e l’altra. Povera Marietta (Pasqualina Scuncia), la madre di Cata che deve sopportare il maschilismo accanito del marito, circuito mellifluamente sempre dal compare che, sembra, scoperto da Cecé (Pietro Sismo) innamorato ricambiato di Cata, se la intenda con comare Marietta. Entrando in scena il prete, con il suo sacrestano (Carmine Mottola), della locale chiesa, Don Vincendo (Antonio Ielo), le cose si surriscaldano e i preparativi per il matrimonio si fanno velocemente, innescando la gelosia cieca di Cecé che medita vendetta, ma non sa cosa e come fare o che pesci prendere. L’aiuto gli viene per caso con l’incontro di un allampanato e trasandato professore che, su richiesta,  gli dona una boccettina di purgante del quale bastano solo tre gocce, anche da mettere nel vino, inodori, insapori e incolori e che dopo otto ore precise, né un minuto in più, né un minuto in meno scatenano nelle viscere come un forte terremoto. Cecé è pago, entra di soppiatto in casa di Cata e miscela attentamente il purgante in due fiaschi di vino, sicuro che il compare, il padre, la madre, il fratello (Francesca Zappulla) e il ghiotto sacerdote, per lui tutti colpevoli  di voler dare il marito sbagliato alla sua amata Cata. Come aveva ben pensato, tutti i suoi potenziali nemici bevono quel vino aggiunto alla purga, brindando e cantando “viva il vino spumeggiante”. Don Vincenzo, il ghiotto e sornione prete, bevendo un bicchiere dietro l’altro, li organizza e spiega loro come dovrà avvenire il matrimonio da lì a otto ore precise, né un minuto in più, né un minuto in meno: al suono delle campane devono essere tutti pronti, Cata, Micu, il padre, Marietta la madre, il compare, il fratello. E’ già mattino, le parrocchiane (la claudicante Rita Maglione, Vittoria Valastro e Tina Mandaglio) cominciano ad arredare la stanza dove avverrà il matrimonio e dove sono avvenuti  tutti i matrimoni degli avi familiari. L’altare, i fiori, il calice, i vangeli, tutto è pronto e al suo posto, le otto ore sono passate e l’arrivo di Don Vincenzo con l’inseparabile sacrestano, da’ inizio alla cerimonia. La classica marcia nuziale di Mendelssohn, la sposa trascinata a forza dal padre, Marietta derelitta per la forzatura e il fratello da una parte, dall’altra appaiono l’elegante Micu coi fiori in mano, il compare e le tre parrocchiane aggregatesi al corteo. Il rito, semplice ed esclusivo e molto intimo, ha inizio mentre Cecé spia da lontano l’avvenimento e attende la sua organizzatissima vendetta. Vuoi tu, ecc. ecc. la prassi ecclesiastica è cominciata, ma il balbuziente Micu non riesce a tirare quel fatidico “si” richiestogli più volte…la purga comincia a fare quel certo effetto, chi si tiene lo stomaco e chi si contorce, prete compreso. Praticamente tutti coloro che hanno bevuto il vino, preparato magistralmente dal vero amore di Cata, sono soggetti a quel terremoto che aveva precedentemente indicato il professore all’amico Cecé, ricordate ? Bastano solo tre gocce…otto ore precise…né un minuto in più, né un minuto in meno. Non ce la fanno, anzi stanno per farsela addosso, scappano tutti a trovare il sollievo di un water-closet, mentre appare correndo Cecé che abbraccia la sua amata e assieme se la svignano per altra direzione. Le luci di palco si spengo; si odono parecchi sciacquoni scorrere nei bagni e, a fari nuovamente accesi, rientra in scena Don Vincenzo madido di sudore e liberato ormai dai suoi “intralci” che, rivolgendosi al pubblico, dice che adesso si può finalmente procedere col matrimonio. Con chi ? Cata e Cecé sono scappati. La farsa finisce qui e i due innamorati entrano ballando una bella polka campagnola mentre gli altri si allargano pronti a raccogliere gli applausi del gaudente pubblico con il consueto inchino finale, ed è così, dalla platea partono i consensi e finalmente, “tutto è compiuto”. Tocca alla brava Francesca Zappulla, già nelle vesti del maschio fratello, fare le presentazioni e i ringraziamenti, cominciando da Mariella Fonte addetta all’invio delle musiche di scena dalla zona mixer, poi dal sottoscritto per la scelta delle medesime e per le riprese video…e via via, di tutti gli altri menzionati prima ciascuno nel suo ruolo. Così si conclude una pagina bellissima, sottolineata dall’organizzazione “Accademica” della nostra presidente Silvana Velonà e da tutto il direttivo. Il successo di questa performance non è stata la commedia in se, ma il collante e il calore che si sono venuti a creare tra tutto il cast, tanto che, come accade nelle buone e ottime famiglie, si sono aperti i “tarallucci e il vino” presso la locale pizzeria-ristorante, “Excellent Food”, con canti e baldoria diretti dal nostro Leonardo, l’ex Micu per intenderci, con la sua chitarra e i relativi canzonieri. Complimenti Tàlia et semper ad maiora !

Salvatore Marrari  RC 11 febbraio 2024 

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