lunedì 22 febbraio 2010

Un uomo da non dimenticare : David Lazzaretti





UN PERSONAGGIO DA NON DIMENTICARE : DAVID LAZZARETTI
Il territorio dell'Amiata è inserito nella sorprendente storia della Toscana meridionale, posta a confine della Tuscia che era la denominazione attribuita all'Etruria dopo la fine del dominio etrusco, invalso a partire dalla Tarda antichità e per tutto l'Alto Medioevo. Il nome indicava in origine un territorio assai vasto. La "Tuscia romana", corrispondente al Lazio settentrionale con l'antica provincia pontificia del Patrimonio di San Pietro). Da ricordare l'avventura mistica e rivoluzionaria di David Lazzaretti, il profeta dell'Amiata, che si immolò nel 1878 per il riscatto religioso e sociale della propria gente, avversando le ingiustizie del mondo e il declino del clero romano.
CHI ERA IL PERSONAGGIO
David Lazzaretti nasce a Arcidosso, sul Monte Amiata, provincia di Grosseto nel 1834. Di famiglia contadina poverissima, per di più in una zona depressa e abbandonata, vive in un ambiente per natura ricco di misticismo e di superstizione; la levatrice che accudisce la madre per il parto arriva a giurare che il bambino fosse nato con due lingue, e che una gli sarebbe scomparsa pochi giorni dopo la nascita. Per oltre metà della sua esistenza vive come un qualsiasi povero di quelle zone: fa tutti i mestieri per guadagnarsi il pane, tra i quali il barrocciaio, ovvero il conduttore di carri con muli o cavalli. Come molti in Maremma, si ammala di malaria, la malattia endemica che le bonifiche medicee e lorenesi non hanno ancora estirpato: durante la malattia gli si manifestano le prime visioni. Si sposa all'età di 22 anni, nel 1856; lascerà la famiglia quattro anni dopo, nel 1860, abbandonando la moglie e tre figli, per andare a combattere in cavalleria. Prende parte alla Battaglia di Castelfidardo e si dice Garibaldino. Nel 1868 David Lazzaretti sostiene di avere delle visioni: gli appare la Madonna sul Monte Labbro (facente parte del massiccio dell'Amiata), la quale gli dichiara che è un remoto discendente di un figlio illegittimo di un re Capetingio, attraverso Manfredi Pallavicino, personaggio romanzesco che si ritrova nell'omonimo romanzo di Giuseppe Rovani. Spinto dalle sue visioni, Davide Lazzaretti inizia a predicare nella zona, iniziando dai piccoli borghi di Zancona e delle Macchie (dove farà costruire due scuole) e, ben presto, le genti più povere di quella montagna gli si stringono attorno. Stabilisce un eremo sul Monte Labbro, che chiama La nuova Sion, e gli adepti gli affidano il poco denaro che hanno (il che gli varrà l'accusa, mai provata e sicuramente artefatta, di truffa). Nel 1870, poco prima della Presa di Porta Pia e della fine del potere temporale, Davide Lazzaretti si reca a Roma, e, dopo avere insistito con grande costanza, non riesce ad essere ricevuto dal Papa se non per qualche minuto. Fa proseliti in tutta la Toscana e persino in Francia: si collega infatti ad un filone rivelazionista e messianico tipicamente francese, che auspicava la restaurazione della monarchia capetingia. Si proclama "Re dei re" e L'Unto del Signore, mettendo in atto un carisma di grande rilievo.Nel 1871 Davide Lazzaretti entra di fatto in conflitto insanabile con le gerarchie della Chiesa cattolica, fino a disconoscere l'autorità del Pontefice. La sua comunità, che chiama Giurisdavidica ("del diritto di Davide", con una interpretazione audace ma sorretta da rispettabili motivazioni), assume i caratteri di un socialismo mistico e utopistico: Davide Lazzeretti prende le difese della Comune di Parigi e raccoglie consensi anche da figure che, nella Chiesa, hanno posizioni sociali favorevoli ai ceti più deboli e diseredati, come San Giovanni Bosco, che lo ospita e lo sostiene. Fonda un ordine religioso, gli Eremiti penitenti e una società di mutuo soccorso. Ben presto l'attività di Lazzaretti e della sua comunità inizia a disturbare lo stato italiano: pur essendo i rapporti tra Chiesa e Stato del tutto pessimi dopo Porta Pia, le autorità non hanno nessuna intenzione di esacerbare ulteriormente la Chiesa lasciando agire liberamente colui che viene oramai considerato come un eretico e un sovversivo. Viste le condizioni a lui avverse che si erano sviluppate, Davide Lazzaretti si ritira sull'isola di Montecristo, nell'Arcipelago Toscano, allora come oggi disabitata ma non ancora di accesso vietato; dopo qualche tempo ricompare con una bandiera rossa sulla quale è scritto La Repubblica è il Regno di Dio. Il visionarismo socialista di Lazzeretti si assume quindi il compito di guidare l'umanità verso l' era dello Spirito Santo, improntata alla legge di Diritto dopo che si erano concluse l' era del Padre, caratterizzata dalla legge di Giustizia (quando Mosè aveva ricevuto i comandamenti) e l' era del Figlio, ovvero Gesù (era della legge di Grazia). È qui facilmente riscontrabile un chiarissimo influsso delle teorie di Gioacchino da Fiore, secondo il quale la storia della salvezza umana si articolerebbe in tre fasi distinte corrispondenti a tre ere riconducibili alle tre persone della Trinità cristiana. Nel marzo 1878 la Chiesa Cattolica, per mano del Sant'Uffizio, condanna gli scritti del Lazzaretti (successivamente messi all'indice) e gli fa pervenire un vero e proprio ultimatum: o se ne sta tranquillo sui suoi monti, oppure avrebbe fatto intervenire la legge. Ma Lazzaretti non ci pensa neppure e prosegue nella sua attività: si proclama anzi "Cristo Duce e Giudice", affermando di essere venuto a completare la rivelazione cristiana. La mattina del 18 agosto 1878, solo pochi mesi dopo la morte di Pio IX e l'ascesa al papato di Leone XIII guida una processione che dal Monte Labbro (che sarebbe dovuto essere la sede di una delle sette città eternali che avrebbero caratterizzato l' era dello Spirito Santo) scende verso il suo paese natale, Arcidosso, allora il centro più importante dell'Amiata. Ad attendere la processione ci sono i Carabinieri in armi, che sparano sulla processione inerme, facendo tre morti e circa quaranta feriti. Tra le vittime, lo stesso Davide Lazzeretti; il suo cadavere viene portato da Arcidosso a Santa Fiora dove viene seppellito in fretta e furia in terra sconsacrata, ma viene poco dopo prelevato dal celebre antropologo Cesare Lombroso, il fondatore della criminologia, che aveva ottenuto le sue spoglie per i propri studi.
Ciò che rimane di quel corteo variopinto (bandiere, labari, gonfaloni, vesti, tuniche) che Davide Lazzeretti predispose per un ingresso in Arcidosso, che doveva essere tragicamente trionfale, sono stati per circa un secolo conservati nel lascito che Cesare Lombroso aveva destinato al Museo di Antropologia Criminale di Torino, ed oggi trasferiti, almeno in parte, nel Centro Studi Giurisdavidici, nella sede del comune di Arcidosso. Dopo la morte, i seguaci di Davide Lazzaretti si dispersero in gran parte, tornando in seno alla Chiesa Cattolica o comunque lasciando la comunità. Alcuni seguaci, però, continuarono a perpetuare la predicazione e l'utopia socialista religiosa del fondatore; tuttora, secondo notizie comunque contrastanti, ne resterebbero alcune decine nella zona del Monte Amiata e in Maremma, dove sussistono ancora i resti di alcune costruzioni della primitiva comunità giurisdavidica. Fin qui la cronaca biografica della vita di David. Ma è opportuno segnalare la vasta letteratura cui hanno dato origine i fatti avvenuti sull'Amiata nella seconda metà dell'Ottocento e che hanno visto protagonista proprio David Lazzaretti, per alcuni detto "il Santo", per altri raffigurato approssimativamente come un visionario socialista ante-litteram. Oggi si tende ad una rivalutazione di questa figura che ha impersonato un momento storico assai delicato, in cui Stato e Chiesa si sono trovati stranamente alleati in una singolare repressione che ha portato all'uccisione di David e di una decina di suoi seguaci. Un sacrificio che si è configurato in seguito, nelle pagine di giustizia e della storia, come una sorta di tentativo sociale di sollevazione pacifica e mistica dei ceti popolari, oppressi da tasse e da condizionamenti sociali in molti casi inaccettabili e che la religione cattolica non riusciva a controllare e guidare, forse a seguito del declino che in quel tempo caratterizzava le strutture clericali di Roma. Quasi tutti i critici, filosofi e letterati dell'epoca e, ancor più successivamente, hanno analizzato il movimento di David Lazzaretti. Fra questi storici delle religioni come Rasmussen, Donini, Moscato; letterati come Barzellotti, Guy De Maupassant, Lazzareschi, Imberciadori, Arrigo Petacco, Gadda-Conti; filosofi e politici come Eric Hobsbawm, Antonio Gramsci, Ernesto Balducci. Questi illustri contributi di studio e di ricerca portano oggi a valutare l'avventura mistica del "profeta dell'Amiata" alla stregua di una protesta sociale genuina, nata in una situazione economica di alta depressione come quella presente nelle campagne toscane dopo l'unificazione, che ha cercato il possibile riscatto in un viatico religioso e millenaristico che David Lazzaretti ha impersonato con un carisma non comune. La figura di David Lazzaretti è stata oggetto di testi e articoli in quotidiani e riviste a dimensione anche ultranazionale, trasmissioni televisive, documentari, rappresentazioni teatrali (teatro povero di Monticchiello), cantiche folkloristiche, storie in ottava rima, nonché la canzone dei Gang Fuori dal controllo dall'omonimo album, ed altre forme di rievocazioni spettacolari e di studio.
Salvatore Marrari

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