martedì 23 luglio 2013

REGGIO CALABRIA - CIRCOLO TENNIS ROCCO POLIMENI - L'OPERA DEI PUPI

Al circolo del Tennis Rocco Polimeni di Reggio Calabria, ieri sera 22 luglio 2013, è stata ricordata l'attività, ormai storica, dello spettacolo mini-teatrale dell'OPERA DEI PUPI e dei pupari da parte dell'ing. G. Papalia. La piccola manifestazione, per la quale non intendo esprimere alcun giudizio, mi ha fatto ricordare qualcosa di più solido e più spettacolare che si svolgeva, saltuariamente, nella nostra città un po' alla Villa Comunale Umberto Primo, un po' nelle baracche dei rioni minimi ed in ultimo, fine anni '50, in un teatro stabile baraccato (ex deposito di legnami Placanica) quasi alle spalle della nota Piazza Carmine, in Via Agamennone Spanò, incrocio angolo Via Cimino, il teatro dei pupi e le loro gesta epiche al tempo dei crociati : " L'OPIRA RI PUPI "
Questa l'espressione dialettale reggina che raggruppa tutti i teatri del genere nella persona di Natale Meli, comunemente DON NATALI, l'uomo che seppe inculcare agli abitanti di Reggio Calabria, a quelli poveri di cultura specifica, il poema, di Torquato Tasso, La Gerusalemme Liberata : "Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, seguendo l'ire e i giovenil furori d'Agramante lor re, che si diè vanto di vendicar la morte di Troiano sopra re Carlo imperator romano. Dirò d'Orlando in un medesmo tratto....."
Lo spettacolo prettamente siciliano creato dai pupari, specialisti nel raccontare, con l'enfasi di grandi cronisti, le epiche gesta di cavalieri e guerrieri, tirando le corde che muovevano gli artistici PUPI, a loro volta, costruiti e piallati da veri scultori del legno. Tra pupari e scultori si erano create vere scuole di storie cavalleresche, di scultura lignea (artigianato di "testazzi e armaturi") e di sartoria per gli abiti che i guerrieri crociati e maomettani avrebbero indossato sulle piccole scene. Qualcuno considerò questo spettacolo solo un banale teatro di marionette, ma non fu così perché, L'OPIRA RI PUPI, dalla Sicilia si sparse per tutto il mondo con i più grandi pupari della storia che arrivarono anche, da emigranti, sulle coste dell'America a fine '800.
A cavallo dei secoli 800 e 900 furono molto noti e a noi vicini i messinesi Giovanni Bruno, detto “l’arginteri” forse per la sua primaria attività di indoratore, che teneva gli spettacoli vicino al cimitero, facendosi aiutare dalla figlia Caterina, trasferitosi molto più tardi a Reggio Calabria col puparo Natale Meli, e Don Peppino Grasso, figlio di Don Giovanni, che lavorò in stretto legame con il cartellonista Francesco Vasta e lo scultore di teste Paolo Marino. Dopo il terremoto del 1908 i pochi pupari messinesi sopravvissuti ripresero faticosamente la propria attività, tanto più apprezzata in una città che, attraverso la formicolante vita in baracca, cercava di ricostituire una identità fortemente messa a repentaglio dal sisma. Tra essi occorre ricordare almeno Pietro Morasca soprannominato “u ‘Ccenniraru” per il lavoro di venditore di fiammiferi che si faceva aiutare dal figlio Alessandro. Costui divenne poi assai famoso come puparo, finendo col mitizzarsi ed entrando nell’immaginario collettivo dei messinesi (Don Lisciandru); egli operava in un locale di via Palermo che nel giro di trent’anni si trasformò dapprima in sala cinematografica (Cinema Garibaldi) e successivamente in salone teatro (Teatro Romolo Valli).
Prima del terremoto, dunque, Peppino Meli, catanese d’origine ma messinese d’adozione, aveva divulgato lo spettacolo dei pupi a Reggio e in altri centri calabresi. Dopo circa vent'anni dalla sua morte (1908), il figlio Natale ne continuò l’attività fino all'inizio degli anni '60, facendo spola per alcuni decenni tra le due sponde dello stretto e proponendo spettacoli all’utenza di entrambe le regioni. Però fece la sua stabile abitazione e ultima dimora a Reggio Calabria, nel 1933, in Via Gaspare Del Fosso, prima dell'imbocco di Via Frà Gesualdo Melacrinò, strada che sfocia in Piazza Sant'Agostino; sposò una donna reggina da cui ebbe una miriade di figli, il maggiore Pippo(don Pippu 'u pitturi) non volle continuare l'attività paterna e preferì fare l'operaio, imbianchino e decoratore in proprio, anche lui con tanti figli da mantenere e lanciati, in tenera età, a decorare case e appartamenti (fece dimora fissa in Via XXI Agosto angolo Via Paolo Pellicano). Perché ho nominato il figlio Pippo ? Perché quando l'attività di DON NATALI come puparo non rendeva più, erano gli anni '50, con gli ultimi soldi a disposizione e con debiti, acquistò tre "PIANINI" su ruote, con carica musicale a manovella e relativi canzonieri da distribuire a pagamento per le strade di Reggio, attività svolta prevalentemente sul Corso Garibaldi, qui il figlio, appunto, Don Pippo, data la scarsità di muri da dipingere, spingeva qualcuno di questi strumenti musicali ambulanti per guadagnarsi  la sua buona giornata. Questà attività rendeva più di qualche spicciolo quando la musica era quella di vecchie canzoni napoletane, per cui Don Natale diventò anche noleggiatore di quegli infernali strumenti che suonavano anche " nta cuntrura " nei mesi estivi. Gli anni passavano tristi per l'ormai vecchio puparo che stanco e sopraffato da una grossa ernia ai testicoli non poteva più salire in bicicletta per girare tra le strade cittadine ed era costretto a subire le risatine di immondi ragazzini che aspettavano proprio di vederlo sistemare " a vaddhira" sul sellino prima di sedersi e partire a pedale; proprio quei giovincelli figli di quei figli di P...che intimavano, nella baracca teatro vicino Piazza carmine, all'operatore dei Paladini, di "scalare" sui numeri pronunziati dei morti ammazzati o delle scorte preparate per Angelica. Personalmente ricordo questi episodi di esagerazione per aver assistito ad uno dei suoi spettacoli nel dopoguerra, davanti ad un improvvisato palco alle spalle della scuola elementare E. De Amicis, davanti al cancello centrale della vecchia Fiera Internazionale Agrumaria che poi divenne "mercati generali ortofrutticoli". Quella sera le battaglie e le legnate erano particolarmente cruente e "Don Natali" si dava da fare per attirare l'attenzione dei pochi spettatori, quasi tutti ragazzini come me, che viveno e ripetevano le azioni di Orlando e Rinaldo prima che il puparo le attuasse, sapevano tutto a memoria. "E Orlandu, cu' 'nu corpu di Durlindana(la sua personale spada), ammazzàu centu guerrieri"....e un coro unanime : "Scala Don Natali"...."cinquanta guerrieri"..."scala Don Natali"...."vinticincu guerrieri"...scala Don Natali"..."deci guerrieri"...."scala Don Natali"...."cincu guerrieri"..."scala Don Natali"..."ALLURA ORLANDU, CU' 'NU CORPU DI DURLINDANA, AMMAZZAU A TUTTI VUI FIGGHI 'I BUTTANA !". Quando, invece, se ne usciva con gli uomini armati che facevano da scorta ad Angelica, il discorso non cambiava : " Centu òmini accumpagnavanu Angelica"....e il coro dei ragazzini : "Scala Don Natali"..."cinquanta"..."scala Don Natali"... "vinticincu"..."scala Don Natali"...."deci"..."scala Don Natali..."cincu"..."scala Don Natali"..."un sulu guerrieru"..."scala Don Natali"...."A 'STU PUNTU NENTI SCORTA...PIRCHI I VOSTRI MAMMI NESCINU SULI NTE VINEDDHI PI' FARI 'I BUTTANI ".
Questa storia di Pupi e Pupari ha aperto in me la saracinesca del magazzino dei ricordi. Tutte le cose erano insieme e informi, poi venne la "Mente" e le dispose in ordine. Perciò a chi riesce a pensare l'ordine, ma non lo dispone, dico che: "Pensare, è un'arte che s’impara come tutte le altre e anche con maggiore difficoltà". La vita stessa è in ordine,  dalla nascita, alla crescita, alla morte. C'è un tempo per vivere e un tempo per morire (Bibbia, Ecclesiaste), ma è proprio in quest'ordine che si conservano i ricordi.

Salvatore Marrari, Reggio Calabria 23 luglio 2013

























PER IL VIDEO CLICCA QUI : http://www.youtube.com/watch?v=4BtaZSnGbMM

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