giovedì 10 gennaio 2013

REGGIO CALABRIA E LA NOTTE DELLA SPERANZA






















Camminare di notte, l' 8 gennaio 2013, sul lungomare e nella zona di Pentimele della mia città, Reggio Calabria, è veramente un toccasana. Queste immagini raccontano la realtà idilliaca dello stretto che separa Reggio da Messina con l'Etna che fa da testimone, ma sono solo una delle tante facce di più medaglie raccolte dentro un virtuale canestro, in questi ultimi anni di vita politico-amministrativa..., una cornucopia carica di mille regali deposti dalla "dea Fortuna" : ndrangheta, politici ladri, dissesto finanziario (che non viene dichiarato), spazzatura che sovrasta le nostre teste sino ai primi balconi delle case, cittadini serafici che non reagiscono e aspettano che altri tolgano le castagne dal fuoco, la passeggiata pettegolistica sul Corso Garibaldi, il comune commissariato per mafia(non per dissesto), i commissari che non si sono mai rivolti ai cittadini onesti per renderli edotti della situazione e cosa si propongono di fare o come agire davanti a situazioni di massima criticità. Insomma ce n'è per tutti e pagheremo tutti per le malefatte di corruzioni e sporca politica e inciuci che se ne voglia aggiungere, si pagheremo di tutte le frodi che sono state commesse da terzi, pagheremo solo noi cittadini onesti di questa dura realtà che ha molto di storico e nulla di culturale. Storica è l'inezia dei tanti, i "pecoroni", che, come sempre, si sono lasciati abbindolare da promesse e luccichii e da sfilate e balletti, me compreso : LA FAVOLA DELLA CICALA E LA FORMICA ! Perciò vado in giro con la mia macchina fotografica (oggi fotocamera) e mi dedico al paesaggio e alle bellezze naturali che Reggio ha "ereditato" dal Buon Dio Creatore, perché di immondizia ne ho fotografato fin troppa e l'ho presentata e gridata ai quattro venti, i miei polmoni si ribellano, desiderano aria pura, aria dello stretto ; vorrebbero che il lezzo, che tutti noi stiamo "gustando", svanisse nel nulla, svanisse in un sogno che tanti prima di noi, poeti, scrittori e musici, hanno cantato e decantato in versi e in musica. Data la situazione c'è poco da sperare, c'è da agire e reagire in fretta, molto in fretta, prima che il tanto male, che ci hanno fatto, possa stagnare "AD AETERNUM" e cementarci mentre pensiamo ancora a cosa fare. Ho sempre citato qualche poeta reggino alla fine del mio articoletto, questa volta è il turno di Nicola Giunta (RC. 4 maggio 1895 - RC. 31 maggio 1968) che recita così : 
'U PAISI 'IGIUFA' 
Chistu è 'u paisi aundi si perdi tuttu, 
aundi i fissa sunnu megghiu i tia,
'u paisi i “m’incrisciu e 'i mi ‘ndi futtu” 
e tutti 'i cosi sunnu fissaria. 
E ssi ndi vo' sapiri ‘n’atra i cchiù, 
chistu è 'u paisi 'i : “scindi e falla tu”! 
Aundi c’è 'nu rittu disgraziatu : 
“né ieu cuntentu, ne tu cunsulatu !" 
Pirciò non resta chi nu fattu sulu : 
mi iti tutti e mma faciti in culu !

IL PAESE DI GIUFA' (traduzione per i non reggini) 
Questo è il paese dove si perde tutto
dove i fessi sono migliori di te, 
il paese di “mi annoio e me ne frego” 
e tutte le cose sono sciocchezze. 
E se ne vuoi sapere un’altra in più, 
questo è il paese di : “scendi e falla tu !" 
Dove c’è un detto disgraziato : 
“nè io contento, nè tu consolato !" 
Perciò non resta che un fatto solo : 
"che andiate tutti a faverla nel culo !"

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