domenica 26 gennaio 2014

CAMPO FERRAMONTI DI TARSIA E IL MARESCIALLO GAETANO MARRARI

OGGI 27 GENNAIO E' IL GIORNO DELLA MEMORIA, PERCHE' NESSUNO DIMENTICHI

CAMPO DI FERRAMONTI DI TARSIA E IL MARESCIALLO GAETANO MARRARI
Il campo era formato da 92 baracche di colore bianco, costruite in carpilite (un materiale legnoso) su fondamenta di calcestruzzo, di tre diverse  tipologie, quasi tutte affiancate tra loro e comunicanti attraverso un piccolo collegamento che conferiva alle costruzioni una forma ad U. Vi erano poi alcuni manufatti in cemento utilizzati come sede della direzione, degli uffici amministrativi e del personale di  vigilanza. La direzione era demandata ad un commissario di Pubblica Sicurezza (il primo direttore  fu  Paolo Salvatore, cui successe nel gennaio 43 Mario Fraticelli), da cui  dipendeva il maresciallo Marrari, molto umano e benevolo verso i detenuti, che a sua volta coordinava una decina di agenti di polizia. La sorveglianza esterna era assicurata da 75 uomini della milizia volontaria per la sicurezza nazionale comandati dal capo manipolo Talarico, i  quali  a turno montavano la guardia  su tutto il perimetro del campo. Inizialmente gli internati furono solo ebrei di sesso maschile di varie nazionalità  (tedeschi, austriaci, cechi, slovacchi, ungheresi, polacchi), nei mesi successivi arrivarono anche donne e bambini, uomini politici o cittadini di nazioni in guerra con l’Italia, come slavi, greci, francesi. Nel giugno 1943 giunse anche un piccolo gruppo di antifascisti italiani. Ad ogni modo i gruppi più numerosi  furono ebrei  stranieri. Molti i gruppi familiari, che non furono mai  divisi, e tanti bambini (ben 21 nacquero all’interno del campo ove furono celebrati 4 matrimoni). Ma la cosa che caratterizzò questo luogo di detenzione e lo rese unico nel triste panorama di quegli anni fu che, col beneplacito dei direttori, i reclusi crearono un’apposita organizzazione interna di autogoverno. Veniva  nominato, con un mandato a termine, un rappresentante di tutti gli internati come interfaccia verso la direzione per evidenziare le esigenze varie, e nei limiti del  possibile, cercare di far risolvere i problemi legati alla prigionia. Tale figura, chiamata capo dei capi, il cui requisito fondamentale era la conoscenza della lingua italiana, veniva eletto dai capi baracca, a loro volta  nominati da tutti gli internati maggiorenni (donne comprese). I capi baracca, i cui compiti erano quelli di vigilare sul buon funzionamento di ogni singola camerata e di distribuire il sussidio governativo, si riunivano  settimanalmente in una sorta di assemblea parlamentare. Come è stato sostenuto da alcuni storici, Ferramonti, per ironia della sorte, rappresentò l’unica  isola di democrazia nell’Italia di quegli anni, grazie al notevole contributo del M.llo Gaetano Marrari il quale rese la loro vita  più lieve, comandante delle  guardie, che si adoperò per garantire loro un’esistenza dignitosa….Nessuno  fu ucciso o torturato nel campo di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza.

Salvatore Marrari 28  Gennaio  2010  ore  0,13 (Pagina del mio libro "I MIEI PENSIERI NOTTURNI") Il M.llo Gaetano Marrari era cugino di secondo grado di mio padre Domenico Marrari, infatti la nostra discendenza è comune, originari di Pentidattilo (RC)


 


























Piccolo Video : http://www.youtube.com/watch?v=P3HLJorhMbI 

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